(Capitolo scritto in occasione della stesura della Tesi per il Master in Consulenza filosofica)
“Non bisogna perdersi negli stati mentali o nell’ambiente circostante. Siate consapevoli della vostra presenza nell’universo e della presenza dell’universo dentro di voi; se l’universo è, voi siete, se voi siete, l’universo è. Non c’è nascita. Non c’è morte. Non c’è venire. Non c’è andare. Conservate il vostro sorriso”.
(Thich Nhat Hanh)
Manca poco.
Ancora qualche minuto e arriveremo a destinazione. E ancora una volta, la porta della metropolitana si chiuderà, portando con sé il ricordo di momenti felici. Si dice che la pratica renda perfetti e forse per questo il rituale dei saluti, quello in cui vedi qualcuno a cui ti sei affezionato partire o, viceversa, in cui tu ti avvii verso una nuova avventura, oggi non fa paura e non fa più così male.
Henry mi dà appuntamento in Cile, dove progetta di tornare al termine del suo lungo viaggio e dove spera di avviare la sua impresa. Il suo abbraccio, ora, ha un sapore diverso da quello del giorno in cui è arrivato e diverso da quello che avrei voluto ricevere la notte in cui, completamente sveglia, mi giravo nel letto in cerca di risposte.
E’ un abbraccio sincero, carico di contenuto. E’ un abbraccio che, per gli standard bergamaschi, può certamente definirsi caloroso. E’ un abbraccio veloce, ma profondo. E’ un abbraccio che dice tante cose, che racconta una storia. E’ un abbraccio che parla di ciò che io ho visto di me stessa attraverso le sue parole, sempre così dirette, ma anche di una trasformazione alla quale ho avuto il privilegio di assistere e, in qualche modo, partecipare.
Ciò che è accaduto in questi giorni è l’apice di un processo iniziato poche settimane fa, che gli ha permesso di lasciare abitudini tanto radicate quanto nocive per tornare a se stesso e trovare dentro di sè le indicazioni sulla strada da seguire: la persona che sto salutando oggi è tanto sicura di sé quanto quella che è ho incontrato in ostello durante il soggiorno romano e quanto quella che mi ha picchiato dolcemente sulla spalla per farsi riconoscere nel via vai dell’aeroporto.
Ma è anche diversa e forse pronta a viverlo davvero l’amore, nella sua concretezza e nella sua quotidianità e non solo nelle parole di una telefonata o di un messaggio che potrebbe non arrivare.
Forse ciò che è cambiato dentro Henry è la voglia di giocare davvero la sua partita. Per questo, mi dice, questa sera chiamerà Ximena e le chiederà di decidere. Stasera, nel silenzio delle montagne svizzere, sarà lui a fare i conti con la realtà: con un sogno che si avvera o con un cuore che, per quanto spezzato, saprà nel tempo traboccare di amore per una donna che lo ami e che sia pronta a ricevere il suo amore.
Henry mi chiede cosa ne penso della sua relazione, che idea mi sono fatta dopo i racconti che ho ascoltato e la mia risposta risuona con il suo sentire. E’ questione di tempi, concordiamo.
Perché l’amore non basta: l’amore è necessario, ma non sufficiente per portare avanti una storia.
Articolo la mia risposta, ben sapendo che non è necessario, perché le mie parole suonano semplicemente come la voce delle sue stesse idee. Ma la risposta, le nostre risposte, sono forse quel tassello che manca all’altro per comporre un puzzle che vede raccolte, in un’unica immagine, i frammenti della nostra identità.
Esse sono state il modo attraverso cui abbiamo comunicato all’altro il ruolo che gli abbiamo attribuito: quello di spettatore e attivatore di un processo di rielaborazione che abbiamo avviato in modi e tempi diversi ma che ci vede entrambi a fare i conti con i desideri più profondi dell’anima e con l’urgenza di viverli. Perché, ci diciamo: l’amore è eterno, ma la vita no.
Ed è proprio questa finitudine, la costante consapevolezza della caducità della vita, l’idea della morte, nelle sue diverse forme, che può rivelarsi la spinta per vivere appieno ogni momento.
Se sei curioso di confrontarti su temi coome la vita e la morte, l’amore, la partenza, il non-attaccamento in una sessione filosofica individuale o di gruppo: contattami.
Con affetto e gratitudine per queste costanti occasioni di evoluzione,
Valeria