Consulenza filosofica: scambio, ricerca, esplorazione

“Ora erano molto vicini al Faro. Eccolo che si stagliava, nudo e dritto, abbagliante di bianco e nero, e si vedevano le onde rompersi in schegge bianche come vetro infranto contro gli scogli. Si vedevano le venature e le spaccature degli scogli. Si vedevano chiaramente le finestre; un tocco di bianco su una di esse, e un ciuffo di verde sullo scoglio. Un uomo era uscito e li aveva guardati con il cannocchiale ed era rientrato. Ecco com’era, pensò James, il Faro che per tutti quegli anni avevano visto attraverso la baia; era una torre nuda su una roccia deserta”.
(Virginia Woolf)

 

Uno degli aspetti più stimolanti della consulenza filosofica e che, a mio parere, la caratterizza, è che essa permette tanto al consulente quanto al consultante di rivedere costantemente il proprio punto di vista.

Per comprendere al meglio la prospettiva dell’altro, infatti, il filosofo è chiamato a mettere tra parentesi se stesso e ad esercitare l’ascolto attivo: ogni parola, ogni espressione dell’interlocutore, infatti, delineano una filosofia di vita che, prima di essere sottoposta a verifica, va ovviamente esplorata a fondo.

Solo a questo punto, indipendentemente dal fatto che il consulente sia o meno in accordo con il consultante, questi è chiamato a riconoscere le possibili criticità della sua posizione ed, eventualmente a rivederla.

In questo processo, il filosofo accompagna il cliente nel processo di chiarificazione, riconoscimento, esplicitazione della sua prospettiva, lo porta a verificarne la fondatezza e la coerenza tra idee ed azioni.

Spesso, infatti, ciò che crediamo è estremamente lontano dai criteri in base a cui, soprattutto nelle situazioni di criticità o quando le emozioni prendono il sopravvento, agiamo.

Ma il processo non è unilaterale: il consultante stesso, nel suo processo di rielaborazione offre al facilitatore spunti che inducono quest’ultimo a fare i conti con la diversità e anche a mettere a fuoco aspetti di sè sui quali, magari, non si era ancora soffermato.

Se il dialogo fluisce, se c’è sintonia tra le parti, allora la mente continua a processare le informazioni e a tornare sull’argomento che è stato oggetto di indagine anche a distanza di tempo.

Per questo la durata del percorso filosofico è estremamente soggettiva: sarnno le due parti, in base alle esigenze del consultante e agli obiettivi che si stabiliscono insieme durante la prima sessione, a decidere quanti incontri li aspettano e come impostarli.

Se sei curioso di fare esperienza della sessione individuale, ti segnalo due opportunità:

  • vieni a trovarci martedì 26 febbraio dalle 12:00 alle 14:30 o dalle 17:30 alle 20:00 a Milano per un assaggio di pratica con Valeria e David;
  • prenota una sessione individuale, anche on line: tutto ciò che serve è una buona connessione, tanta disponibilità al confronto e una domanda o un tema che ti interessa esplorare con me.

Info e prenotazioni: Valeria