{"id":9482,"date":"2016-12-22T14:29:44","date_gmt":"2016-12-22T13:29:44","guid":{"rendered":"https:\/\/filosofiaamica.it\/?p=9482"},"modified":"2017-02-11T10:16:14","modified_gmt":"2017-02-11T09:16:14","slug":"dolce-natale-anche-a-tavola","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/filosofiaamica.it\/applicare-le-pratiche\/dolce-natale-anche-a-tavola\/","title":{"rendered":"Dolce Natale, anche a tavola"},"content":{"rendered":"
Mangiare, \u00e8 incorporare un territorio.<\/em> <\/p>\n In occasione delle Feste Natalizie<\/a>, delle cene tra amici e dei pranzi in famiglia, praticare un p\u00f2 di mindfulness aiuta a godere pienamente dei sapori del cibo e a restare sintonizzati con il proprio corpo<\/strong> per nutrirlo con gusto e senza appesantirci.<\/p>\n Condivido questo articolo<\/strong> nel quale si illustrano le fasi e i benefici del mindful eating scritto da Massimo Amabili<\/em>.<\/p>\n Contattami <\/a>per fissare la tua seduta individuale<\/strong> di Mindful Eating.<\/p><\/blockquote>\n <\/p>\n “Pu\u00f2 capitare a tutti di ritrovarsi a mangiare pi\u00f9 del dovuto<\/strong>, specialmente a cena, senza sapere cosa fare per evitare di eccedere con il cibo<\/strong>.<\/p>\n Di fronte al proprio piatto preferito, si pu\u00f2 arrivare a trovare anche 100 motivi che giustifichino anche la seconda, terza porzione, o il perch\u00e9 per un altro spuntino, e poi quasi sempre pentirsene<\/strong>, chiedendosi perch\u00e9 non ci si \u00e8 fermati prima.<\/p>\n Molte persone potrebbero ritrovarsi in comportamenti simili a quello descritto, e di parlarne con i propri amici o familiari: anche qui, \u00e8 frequente sentirsi dire che \u00e8 superfluo stare troppo a soppesare il cibo, che ci si dovrebbe divertire lasciando perdere la dieta.<\/p>\n Frustantemente, ci si potrebbe trovare nella situazione in cui si mangia in maniera sana, si fa regolare esercizio fisico<\/strong><\/a>, non si contano le calorie, si \u00e8 del peso e della taglia giusta, si ha un BMI regolare. Eppure, anche in questo caso, spesso ci si ritrova regolarmente gonfi di cibo e rammarico, con il bisogno di riesaminare il perch\u00e9 si attuano tali comportamenti, di trovare i trigger che li attivano, di avere un miglior rapporto con il proprio corpo e con la dieta.<\/strong><\/p>\n A Londra la clinica Willbraham Prace Practic<\/strong>e, collabora alla realizzazione del progetto \u201cThe Mindfulness Project\u201d<\/em>, il primo del suo genere nella Capitale del Regno Unito<\/strong>: attraverso percorsi di gruppo o individuali di mindfulness<\/strong><\/a>, gli psicologi aiutano i pazienti a raggiungere lo stato di benessere desiderat<\/strong>o. E\u2019 l\u00ec che ho incontrato la Dott.ssa Cinzia Pezzolesi<\/em> (Psicologa e Terapista Mindfulness, formatasi presso l\u2019Universit\u00e0 di Bangor-North Wales-UK, specializzata in Mindful Eating a Boston con la Dott.ssa Kristeller, e docente di \u201cSalute Mentale e Benessere<\/em>\u201d presso l\u2019Universit\u00e0 di Hertfordshire) italianissima e terapeuta della clinica, che gentilmente mi spiega come fare a mangiare consapevolmente con la mindfulness, invitandomi ad una prova pratica.<\/p>\n Secondo la Dott.ssa Pezzolesi, mangiare \u201cMindfulness<\/em>\u201d significa innanzitutto sviluppare un buon rapporto con il cibo, cercare di non sentirsi in colpa per avere o non avere cibo, e apprendere la capacit\u00e0 di perdonarsi ed essere compassionevoli verso s\u00e9 stessi<\/strong>. Per arrivare a ci\u00f2, \u00e8 necessario mettere insieme diversi componenti: il primo viene chiamato Saggezza Interiore, si sviluppa aiutando le persone a prendere coscienza dei segnali che il corpo c\u2019invia.<\/strong> A volte, quando si mangia troppo a lungo, ci si dimentica che il corpo sa quello che vuole. Quindi la prima parte del mangiare consapevole \u00e8 imparare ad autoregolarsi.\u00a0<\/strong><\/p>\n Un altro elemento \u00e8 diventare consapevoli dei pensieri e delle emozioni che sono legati al nostro comportamento alimentare.<\/strong><\/p><\/blockquote>\n Ad esempio, dovremmo mangiare quando abbiamo fame<\/strong>, ma questo non accade regolarmente. A volte si mangia per festeggiare, o perch\u00e9 si \u00e8 tristi, o stressati. Inoltre le persone imparano a distinguere<\/strong> tra ci\u00f2 che \u00e8 la fame e quali sono i fattori scatenanti.<\/p>\n Dopo le prime sedute, si inizia a sviluppare qualcosa chiamata Saggezza Esterna<\/strong>.<\/p>\n Questo, mi spiega la Dott.ssa Pezzolesi, \u00e8 imparare a fare il miglior uso della vostra conoscenza sul cibo<\/strong>. Significa diventare consapevoli di calorie e attivit\u00e0 fisica, anche se non ogni regola \u00e8 rilevante per tutti allo stesso modo. Si ha bisogno di adeguare le proprie abitudini alimentari in piccoli passi<\/strong> in modo che le modifiche siano permanenti.<\/p>\n \u201cPerch\u00e9 il problema che abbiamo con le diete \u00e8 che devi limitare te stesso, ma non possiamo continuare a farlo per sempre in modo da tornare frequentemente al punto di partenza<\/em>\u201c.<\/p><\/blockquote>\n Altro elemento mindfulness \u00e8 la compassione<\/strong>: la Dott.ssa Pezzolesi mi dice che questo \u00e8 necessario quando abbiamo rimproverato noi stessi perch\u00e9 ci siamo allontanati dalle nostre intenzioni alimentari sane<\/strong>. Si \u00e8 mangiato qualcosa di proibito, e mentre si sta mangiando, ci si inizia a sentire davvero in colpa. Questa sensazione potrebbe andare avanti per ore, addirittura giorni. La Mindfulness aiuta a quanto pare con questo, aiutando a nutrire compassione per i nostri eccessi saltuari.<\/strong> Questo metodo di autoregolazione potrebbe cambiare il nostro modo di mangiare; ma \u00e8 facile da mettere in pratica quando si \u00e8 con gli altri nella vita di tutti i giorni? La Dott.ssa Pezzolesi\u00a0 risponde suggerendo che \u00e8 necessario del tempo e della pratica, e che ci sono parti di mindful eating che si possono utilizzare senza che sia troppo evidente . Per esempio, si pu\u00f2 sentire che \u00e8 troppo \u201cMindful<\/em>\u201d odorare ogni forchettata; ma si pu\u00f2 comunque mangiare pi\u00f9 lentamente . Quello che ho imparato mi sembra prezioso e fragile<\/strong> , e mi fa temere che dovr\u00f2 ritornare alla mie vecchie abitudini<\/strong>. Ma ho avuto la netta percezione di\u00a0 come la mia mente e il corpo stavano avendo una vera e propria conversazione, e riuscivo a guardare il cibo in un modo nuovo<\/strong>.<\/p><\/blockquote>\n Continuer\u00f2 ad abbuffarmi di tanto in tanto? Probabilmente. <\/strong>Ma imparare a non mangiare troppo la maggior parte del tempo \u00e8 incredibilmente potente, e sembra una strategia pi\u00f9 duratura e sana di qualsiasi dieta restrittiva.<\/strong><\/p>\n
\n(Jean Brunhes)<\/em><\/p>\n
\nAbbiamo quindi ordinato antipasti in un elegante ristorante di Queensway per testare la pratica: ordino del pollo, che arriva in due terrine su un delicato letto di foglie di insalata e un pennello di salsa scura.
\nIn un tono calmo \u2013 simile a un insegnante di yoga<\/strong><\/a> che m\u2019istruisce sulla respirazione \u2013 la Dott.ssa Pezzolesi mi chiede di prendere un paio di respiri profondi per centrare me stesso. Poi mi chiede di guardare il piatto, concentrandomi su ogni dettaglio. Questo pu\u00f2 sembrare super-semplicistico \u2013 ma quando \u00e8 stata l\u2019ultima volta che si \u00e8 veramente guardato il proprio cibo? Quando faccio questo, ho notato le linee minuscoli sulle foglie di insalata, il buio della salsa e i tagli del pollo. Mi sembrava abbastanza surreale.
\nPoi la Dott.ssa Pezzolesi mi chiede molto lentamente, di prendere una piccola porzione, di guardare il cibo sulla nostra forchetta e poi di sentirne l\u2019odore.\u00a0 Non ho mai mangiato cos\u00ec lentamente \u2013 mi \u00e8 quasi insopportabile. La mia famiglia<\/strong><\/a> ed io abbiamo un modo di mangiare vorace e rapido.
\nAnnusare il cibo, per\u00f2, mi getta in conflitto. Scopro che in realt\u00e0 non mi piace l\u2019odore di pollo, anche se nella mia mente, ne amo il gusto; non cucino molto a casa, ma quando lo vedo in un menu lo ordino senza troppe riflessioni. Rallentando ogni processo per\u00f2, sono spinto a pensare: in realt\u00e0 non volevo questo, quello che volevo era un antipasto semplice.
\nVengo poi invitato a sentirne la consistenza dapprima con le labbra, e poi a metterlo in bocca e a masticare molto, molto lentamente. Ho poi ingoiato, e quando ci\u00f2 accade, senza pensare, si inizia ad essere consapevoli di questo cammino lungo l\u2019esofago.
\nDopo un paio di morsi \u2013 approssimativamente quando siamo a met\u00e0 del pasto \u2013 la Dott.ssa Pezzolesi\u00a0 mi chiede di fare un \u2018check-in<\/em>\u2018 con il livello di fame del mio stomaco. Per me, questa \u00e8 la lezione pi\u00f9 rivelatrice dalla sessione. Normalmente, avrei continuato a mangiare: le dimensioni della porzione non sono grandi, e di solito trovo difficile lasciare del cibo nel piatto, mi fa sentire in colpa. Ma la verit\u00e0 \u00e8 che controllando lo stato di fame del mio stomaco, mi sono protetto dall\u2019eccesso di cibo. Guardo il cibo rimanente sentendomi un po\u2019 confuso da tutto questo, ma quando il piatto viene portato via, non mi ritrovo a pensarci.<\/p>\n
\nTrovo che il check-in con la mia pancia<\/strong> sia l\u2019approccio migliore per non prendere pi\u00f9 di quanto ho bisogno<\/strong>, e per evitare di sprecare il cibo<\/strong>, prendo meno piuttosto che di pi\u00f9 per iniziare.<\/p>\n