{"id":8722,"date":"2016-08-26T09:40:50","date_gmt":"2016-08-26T07:40:50","guid":{"rendered":"https:\/\/filosofiaamica.it\/?p=8722"},"modified":"2016-08-26T10:28:12","modified_gmt":"2016-08-26T08:28:12","slug":"la-stazione","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/filosofiaamica.it\/applicare-le-pratiche\/la-stazione\/","title":{"rendered":"La stazione"},"content":{"rendered":"

“Non m’interessa la gente che arriva, mi piace la gente che va. <\/em>
\nCi sono addii lunghissimi e altri corti come uno starnuto, ci sono treni<\/em>
\nche fanno poco rumore e altri fischiano che \u00e8 una canzone. <\/em>
\nCi sono innamorati che si raccomandano e si dicono una parola <\/em>
\nper ogni chilometro che li divider\u00e0, altri si abbracciano tanto che sembrano <\/em>
\nlottare. Ho imparato che i bagagli hanno un peso che influenza il passo.<\/em>
\nMi piace il treno quando prende velocit\u00e0, immagino quello spostamento <\/em>
\nd’aria che sigilla le orecchie, immagino quelli che hanno le valigie grandi<\/em>
\ncome armadi, mi piace pensare che aprono il finestrino e buttino tutto <\/em>
\nal vento”<\/em><\/p>\n

(Io sono di legno,\u00a0<\/em>Giulia Carcasi)<\/em><\/p>\n

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Lascio Napoli con l’immagine del controllore<\/strong> che mi saluta come fossi un’amica di vecchia data e sbarco a Milano aspettandomi<\/strong>, chiss\u00e0 perch\u00e8, di incrociare un volto familiare alla fermata della metropolitana<\/strong>: storie di una vita da pendolare.<\/p>\n

Per citare chi so che non legger\u00e0<\/a><\/strong> quanto scrivo,<\/strong> direi che con questa esperienza ho, abbiamo, sfatato molti luoghi comuni<\/strong> e non solo in ambito lavorativo, seppure la “bergamasca in trasferta<\/em>” abbia suscitato non poco stupore tra i clienti di Amico Bio<\/a>.<\/p>\n

Ancora una volta, grazie a questa esperienza, ho avuto conferma del fatto che – e di nuovo cito – quando ci rapportiamo agli altri con umilt\u00e0, apertura e con la capacit\u00e0 di metterci in gioco, allora ci\u00f2 che raccogliamo \u00e8 di gran lunga pi\u00f9 di ci\u00f2 che lasciamo.<\/p>\n

Ma l’aspetto lavorativo \u00e8 quasi marginale rispetto alla ricchezza che ho trovato nelle persone che ho incontrato.<\/p><\/blockquote>\n

Ognuna con una sua storia<\/strong>, ognuna pronta ad offrirmi una prospettiva diversa su un’unica realt\u00e0<\/strong>, quella di un locale per certi versi controverso<\/a> e che sicuramente avr\u00e0 bisogno della determinazione e della caparbiet\u00e0 dei titolari per riuscire a diventare ci\u00f2 che questi coraggiosi imprenditori visionari<\/strong> vorrebbero renderlo.<\/p>\n

\"images\"<\/a>Scontrarsi con una realt\u00e0 spesso ostile non per cattiveria o partito preso, ma semplicemente per mancanza di conoscenza<\/strong>, sentirsi trattati in qualche modo da estranei a casa propria \u00e8 qualcosa che conosco e per questo non posso che tifare perch\u00e8 un altro sogno possa diventare realt\u00e0.<\/strong><\/p>\n

Ora \u00e8 tempo di tornare, di rielaborare, di lasciare che ci\u00f2 che ho vissuto si possa sedimentare e di permettere alla Valeria bergamasca<\/em>\u00a0– quella delle meditazioni<\/strong>, della consapevolezza<\/strong>, del mindful eating<\/strong>, della filosofia<\/strong> e dei ritmi scanditi dai messaggi del corpo<\/strong> – di tornare a vivere.<\/p>\n

Non per rinnegare ci\u00f2 che \u00e8 stato in questi due mesi, ma per far s\u00ec che, se dovessi tornare (o quando torner\u00f2), io possa dare ci\u00f2 che, chi mi ha incontrato, ancora non sa di poter prendere da me.<\/p><\/blockquote>\n

Con affetto e gratitudine per questa vita in continua evoluzione,<\/p>\n

Valeria<\/em><\/p>\n

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