{"id":13862,"date":"2024-12-28T10:05:44","date_gmt":"2024-12-28T09:05:44","guid":{"rendered":"https:\/\/filosofiaamica.it\/?p=13862"},"modified":"2024-12-28T11:06:49","modified_gmt":"2024-12-28T10:06:49","slug":"le-quattro-porte-di-giada","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/filosofiaamica.it\/applicare-le-pratiche\/le-quattro-porte-di-giada\/","title":{"rendered":"Mente, cuore, coraggio e gentilezza: la leggenda delle quattro porte di giada"},"content":{"rendered":"\n
La leggenda riportata di seguito \u00e8 un esempio di come, attraverso la narrazione, si possa avviare un percorso di auto-esplorazione<\/strong>, che ci porta ad individuare eventuali squilibri nella nostra vita e in noi stessi.<\/p>\n\n\n\n Ognuna delle porte <\/strong>di cui si parla nel racconto rappresenta infatti un’attitudine <\/strong>che pu\u00f2 essere pi\u00f9 o meno sviluppata in noi. Portare l’attenzione su ci\u00f2 che siamo, qui ed ora, \u00e8 un buon punto di partenza per individuare la disarmonia e risanarla.<\/p>\n\n\n\n LA LEGGENDA DELLE QUATTRO PORTE DI GIADA<\/p>\n<\/blockquote>\n\n\n\n L\u2019imperatore viveva in un palazzo con quattro porte di giada. Dalle quattro porte continuamente partivano e ritornavano i messaggeri a cavallo, sguinzagliati per l\u2019impero a portare i suoi comandi e riportare le risposte dei sudditi. L\u2019imperatore si chiamava Ta Ciuang, ed era chiamato colui che chiude gli occhi per vedere meglio<\/em>.<\/p>\n\n\n\n Ciascuna porta guardava a un punto cardinale ed era consacrata ad una delle quattro parti sacre del corpo del Budda: testa, cuore, genitali, mano destra<\/em>.<\/p>\n\n\n\n Dalla porta della mente<\/strong><\/em>, che \u00e8 la porta della chiarezza<\/strong><\/em>, uscivano i messaggeri che portavano le comunicazioni per tutti i feudatari, i comandanti e gli architetti.<\/p>\n\n\n\n L\u2019imperatore, ogni mattina dettava al suo segretario questi messaggi; cercava che fossero chiari, con parole esatte e logica limpida. Per farlo chiudeva gli occhi e cercava di sentirsi nella testa di chi avrebbe letto quel messaggio: avrebbe saputo comprendere quelle parole? Avrebbe saputo condividere quella logica? Quando ci riusciva era un buon imperatore ma qualche volta non ci riusciva e ed il suo impero si indeboliva.<\/p>\n\n\n\n Dalla porta del cuore<\/em><\/strong>, che \u00e8 la porta della sensibilit\u00e0<\/em>,<\/strong> entravano i messaggeri che raccontavano i sentimenti del popolo. Ogni mattina l\u2019imperatore li riceveva e li ascoltava cercando di comprendere le esigenze del popolo; qualche volta era facile, ma altre volte erano messaggi confusi e difficili da interpretare. Per farlo il grande imperatore chiudeva gli occhi e cercava di sentirsi dentro al cuore di un contadino, un commerciante, un navigatore. <\/p>\n\n\n\n Quando ci riusciva capiva cosa doveva fare per essere un buon imperatore ma qualche volta non ci riusciva e il suo impero si indeboliva.<\/p>\n\n\n\n La porta verso sud, che \u00e8 la porta della fertilit\u00e0 e del coraggio<\/em><\/strong>, un tempo era servita per inviare eserciti contro altri eserciti. Quello fu un tempo sciagurato.<\/p>\n\n\n\n Ora la porta serviva per mandare ordini e leggi. Ogni giorno partivano messaggeri, ad esempio con una legge per il commercio; o per inviare l\u2019ordine di erigere un ponte, che \u00e8 un lavoro lungo e faticoso e che, finch\u00e9 non \u00e8 finito, a molti appare inutile; o per imporre ai genitori di mandare i figli a scuola, nonostante il loro aiuto sia prezioso nei campi. Il suo compito era anche quello di punire i ladri. Lo doveva ordinare con decisione, imparzialit\u00e0 e con un processo regolare.<\/p>\n\n\n\n L\u2019imperatore, per emanare un ordine, chiudeva gli occhi e cercava di sentirsi come l\u2019uomo che lo riceveva. Si chiedeva: \u201cQuando un ordine annienta la virilit\u00e0 di chi lo riceve?\u2026 E quando invece un ordine indirizza e rafforza la virilit\u00e0 di chi obbedisce?\u2026\u201d. La risposta era: \u201cQuando si da un comando saggio ed avveduto, chi obbedisce sente che pu\u00f2 fidarsi del capo \u201d. Quindi, cercava di emanare ordini autorevoli e saggi. Quando ci riusciva era un buon imperatore, qualche volta non ci riusciva e chi li riceveva si sentiva annientato, nasceva un nemico ed il suo impero si indeboliva.<\/p>\n\n\n\n L\u2019ultima porta \u00e8 la porta della mano destra<\/em><\/strong> del Budda fa il gesto dolcissimo di offrire un fiore. Questa \u00e8 la porta dell\u2019incontro.<\/strong><\/em> E\u2019 la porta delle buone cortesie, dell\u2019educazione, delle forme. I messaggeri che uscivano da quella porta parlavano ai saggi, agli anziani, ai sacerdoti; sapevano di dover formulare saluti ossequiosi e inchini. Ma se incontravano una ragazza formosa per strada, erano tutti altrettanto raffinati? E se incontravano un anziano in mezzo alla pista polverosa del loro cavalcare, erano altrettanto rispettosi? E quando parlavano coi saggi nel tempio, le loro parole erano sincere o suonavano come cortesie formali declamate per abitudine ? L\u2019imperatore se lo chiedeva e non mancava di ripeterlo ai messaggeri: \u201cLa forma \u00e8 la mano che porge la sostanza. <\/p>\n\n\n\n In ogni gentilezza si nascondono le parole io ti riconosco\u201d.<\/em><\/p>\n<\/blockquote>\n\n\n\n Per prenotare il tuo percorso di consulenza filosofica individuale: valeria@filosofiaamica.it <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":" La leggenda riportata di seguito \u00e8 un esempio di come, attraverso la narrazione, si possa avviare un percorso di auto-esplorazione, che ci porta ad individuare eventuali squilibri nella nostra vita e in noi stessi. Ognuna delle porte di cui si parla nel racconto rappresenta infatti un’attitudine che pu\u00f2 essere pi\u00f9 o meno sviluppata in noi. 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