{"id":13137,"date":"2020-12-06T09:35:28","date_gmt":"2020-12-06T08:35:28","guid":{"rendered":"https:\/\/filosofiaamica.it\/?p=13137"},"modified":"2020-12-06T10:12:05","modified_gmt":"2020-12-06T09:12:05","slug":"le-parole-promesse-di-esistenza","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/filosofiaamica.it\/applicare-le-pratiche\/le-parole-promesse-di-esistenza\/","title":{"rendered":"Le parole: promesse di esistenza"},"content":{"rendered":"
“Una promessa \u00e8 una nuvola; l\u2019adempimento \u00e8 la pioggia”.<\/em> <\/p>\n Alcune parole<\/strong> sono come una promessa<\/strong>.<\/p><\/blockquote>\n Quando meno te lo aspetti, arrivano e hanno un effetto dirompente. <\/strong><\/p>\n Ti risvegliano dal tepore. Ti ricordano<\/strong> chi sei.<\/p>\n Ti riconsegnano ad un modo di esistere <\/strong>e di essere<\/strong> che avevi dimenticato e ti offrono la possibilit\u00e0 di riconnetterti<\/strong> a parti di te che sembravano sopite, messe in stand by.<\/p>\n E’ successo pochi giorni fa, quando, tra le righe di una mail,<\/strong> piazzato per caso<\/strong>\u00a0o forse per scelta<\/strong>, ho trovato quella parola che mi ha catapultata indietro nel tempo di almeno 8, forse 9 anni.<\/p>\n Un semplice “tu<\/strong><\/em>“, che conteneva per\u00f2 l’universo intero<\/strong>.<\/p><\/blockquote>\n Chi era<\/strong> quel “tu” a cui la mail era diretta?<\/p>\n Se accettiamo l’ipotesi<\/strong> di non essere creature monolitiche<\/strong> e abbracciamo, al contrario, la pluralit\u00e0<\/strong> di immagini, archetipi e personalit\u00e0 che ci costituiscono, va da s\u00e9 che, le parole hanno permesso ad una di queste parti di esistere, <\/strong>di tornare a vivere.<\/p>\n Il modo in cui gli altri ci vedono<\/strong>, in cui si relazionano a noi e in cui ci parlano,<\/strong> permette infatti a lati diversi della nostra personalit\u00e0 di affiorare<\/strong> e di trovare spazio.<\/p><\/blockquote>\n Quel semplice “tu”, quindi, ha avuto l’effetto di un amo<\/strong> che ha ripescato qualcosa che, lungi dall’essere morto, era invece in attesa di riemergere.<\/strong><\/p>\n Di rivedere la luce. Di essere riconosciuto<\/strong>, accolto, abbracciato, amato. <\/strong><\/p>\n Meglio: quel “tu” era carico di amore.<\/strong><\/p><\/blockquote>\n Spesso infatti lasciamo che gli eventi<\/strong> diventino prepotenti,<\/strong>\u00a0che prendano il sopravvento e tuteliamo la nostra sensibilit\u00e0<\/strong> proteggendo le nostre parti pi\u00f9 fragili e sensibili chiedendo loro di ritirarsi<\/strong>, come gli arti della tartaruga<\/strong>.<\/p>\n Ecco che, in questo caso, le parole sono servite per riconoscere un cambiamento<\/strong> gi\u00e0 in atto e per cogliere, tra le pieghe della vita, quei segnali che ti incoraggiano ad uscire allo scoperto<\/strong> e ad essere, ancora e sempre pi\u00f9, meravigliosamente te stessa\/o<\/strong>.<\/p><\/blockquote>\n
\n(Proverbio arabo)<\/em><\/p>\n