{"id":12211,"date":"2019-06-25T22:32:41","date_gmt":"2019-06-25T20:32:41","guid":{"rendered":"https:\/\/filosofiaamica.it\/?p=12211"},"modified":"2019-06-25T22:33:35","modified_gmt":"2019-06-25T20:33:35","slug":"pratica-filosofica-larte-di-comunicare-in-modo-efficace","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/filosofiaamica.it\/applicare-le-pratiche\/pratica-filosofica-larte-di-comunicare-in-modo-efficace\/","title":{"rendered":"Pratica filosofica: l’arte di comunicare in modo efficace"},"content":{"rendered":"

“Il fallimento di una relazione \u00e8 quasi sempre un fallimento di comunicazione”.<\/em>
\n(Zygmunt Bauman)<\/em><\/p>\n

 <\/p>\n

Spesso i consultanti<\/strong> regalano ai consulenti (gradite) sorprese<\/strong>.<\/p>\n

E’ successo anche con Carla<\/em>*.<\/p>\n

Nelle nostre passate sessioni filosofiche<\/strong>, infatti, Carla ed io abbiamo a lungo discusso dell’ambito relazionale<\/strong>, fonte purtroppo di delusione e sofferenza<\/strong>.<\/p>\n

Attraverso il dialogo<\/strong> abbiamo messo a fuoco gli aspetti pi\u00f9 rilevanti, per poi passare in rassegna le emozioni<\/strong> implicate e, infine, affrontare quanto emerso alla luce della sua\u00a0visione del mondo<\/strong>.<\/p>\n

Il riferimento all’ universo concettuale<\/strong> e il rispetto<\/strong> delle credenze del consultante (per quanto da porre sistematicamente al vaglio della ragione), sono infatti imprescindibili elementi del percorso<\/strong>.<\/p><\/blockquote>\n

Ieri, dunque, la svolta.<\/p>\n

O meglio, un passo avanti<\/strong> in un processo che, da esigenze strettamente personali<\/strong> e riferimenti alla quotidianit\u00e0, si \u00e8 invece ampliato siano a generare in Carla il desiderio di affrontare un tema – quello del riconoscimento – pi\u00f9 ampio<\/strong>.<\/p>\n

Il nostro dialogo, dunque, ha comunque preso avvio dalla sua esperienza<\/strong>, per poi trascenderla<\/strong>.<\/p><\/blockquote>\n

Primo passo: chiedere tre esempi<\/strong> di situazioni nelle quali non<\/strong> si \u00e8 sentita riconosciuta, per poi proseguire con altrettanti esempi di momenti in cui, al contrario, ha avuto riconoscimento<\/strong> e, infine, tre esempi in cui lei stessa lo ha offerto<\/strong>.<\/p>\n

Questa prima fase si \u00e8 rivelata importante per due motivi<\/strong>.<\/p>\n

Primo<\/em>, per permetterci di identificare<\/strong> ci\u00f2 che lei intende per “riconoscimento” (l’esempio<\/strong>, dunque, come strumento per definire un concetto<\/strong>); secondo<\/em>, perch\u00e9, dai racconti fatti, \u00e8 emerso<\/strong> con chiarezza che, mentre il mancato riconoscimento era connesso alla parola<\/strong> (detta o scritta), il riconoscimento dato e ricevuto, passava invece per gesti, azioni, fisicit\u00e0 e corporeit\u00e0<\/strong>.<\/p><\/blockquote>\n

Ho perci\u00f2 proposto a Carla di potenziare<\/strong> questi ambiti e di verificare<\/strong>, attraverso una serie di piccoli esperimenti, l’efficacia<\/strong> della sua comunicazione verbale.<\/p>\n

Al lavoro<\/strong>, in casa<\/strong> e con il gruppo di amici<\/strong>, dovr\u00e0 quindi provare a comunicare qualcosa, chiedendo, poi, ai diversi interlocutori, di restituire<\/strong> tanto il contenuto quanto il carico emotivo da loro percepito, cos\u00ec che Carla possa verificare se c’\u00e8 coerenza<\/strong> tra le sue intenzioni<\/strong> (ci\u00f2 che vuole dire) e l’effetto.<\/strong><\/p>\n

Arriviamo cos\u00ec a identificare due elementi<\/strong> che ci serviranno come parametri valutativi: la chiarezza espositiva<\/strong> e l’efficacia <\/strong>del messaggio (non \u00e8 sufficiente, infatti, che l’altro capisca: la parola, infatti, dovr\u00e0 avere come effetto l’azione desiderata).<\/p><\/blockquote>\n

Il momento finale<\/strong>, che segue ad una breve meditazione<\/strong> guidata che aiuta ad accedere ad un piano di coscienza espanso, ci regala poi un ulteriore breve riflessione sulle sincronicit\u00e0<\/strong>: ho infatti chiesto alla consultante di aprire a caso il libro c<\/strong>he le ho messo davanti e di leggerne un brano.<\/p>\n

Non serve dire che il passo in questione aveva come tema quello della comunicazione<\/strong>!<\/p>\n

Per soddisfare la curiosit\u00e0<\/strong> dei lettori e per stimolare, anche in Voi il desiderio<\/strong> di lasciarVi guidare dall’esperienza, lo riporto di seguito<\/strong>.<\/p>\n

Con l’augurio di continuare a coltivare l’esercizio del pensiero,<\/em><\/p>\n

Valeria<\/em><\/p>\n

L’altra met\u00e0<\/strong><\/p><\/blockquote>\n

Un giorno di Sabato Grande, il Rabbi Ropschitz torn\u00f2 a casa dalla sinagoga con passo un po’ stanco. “Che cosa ti ha cos\u00ec spossato?” gli chiese sua moglie. “La predica” disse lui, “mi ha fatto tanto faticare. Dovevo parlare dei poveri e dei loro molteplici bisogni per la prossima Pasqua,\u00a0perch\u00e9\u00a0mazzo e vino e tutto il resto sono carissimi quest’anno”. “E che hai raggiunto con la tua predica?” chiese ancora la moglie. “La met\u00e0 del necessario \u00e8 assicurata” rispose lui, “i poveri, cio\u00e8, sono pronti a ricevere. Come stiano le cose per l’altra met\u00e0, se cio\u00e8 i ricchi sono disposti a dare, questo ancora non lo so”:<\/i><\/p>\n

(Martin Buber, I racconti di Hassidim<\/strong>)<\/p>\n

 <\/p>\n

    \n
  • I nomi dei consultanti sono sempre modificati per rispettarne la privacy.<\/li>\n<\/ul>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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