{"id":11967,"date":"2019-04-13T07:24:56","date_gmt":"2019-04-13T05:24:56","guid":{"rendered":"https:\/\/filosofiaamica.it\/?p=11967"},"modified":"2019-04-13T08:19:05","modified_gmt":"2019-04-13T06:19:05","slug":"consulenza-filosofica-la-storia-di-sara","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/filosofiaamica.it\/applicare-le-pratiche\/consulenza-filosofica-la-storia-di-sara\/","title":{"rendered":"Consulenza filosofica: la storia di Sara"},"content":{"rendered":"

“Il talento si sviluppa nella solitudine; il carattere si forma nel tumulto del mondo”.<\/em>
\n(Johann Wolfgang Goethe)<\/em><\/p>\n

 <\/p>\n

Come posso fare per essere meno impulsiva?<\/em>”<\/p>\n

La domanda di Sara<\/strong>* \u00e8 una tra quelle che i consultanti<\/strong> pongono con maggiore frequenza: chi desidera modificare un lato del proprio carattere<\/strong>, chi trovare una strategia<\/strong> per dare una svolta<\/strong> ad una vita non pienamente soddisfacente, chi vorrebe, invece, vedere una trasformazione nella relazione<\/strong> con le persone care.<\/p>\n

La prima fase del processo<\/strong>, che ho ripreso dal metodo proposto dal consulente filosofico francese Oscar Brenifier,<\/strong> conciste nel chiedere al consultante di esplicitare<\/strong> tutte le presupposizioni contenute nella sua domanda.<\/p>\n

Mmm…<\/em>” mi dice Sara “il lavoro si fa impegnativo!<\/em>“.<\/p>\n

In effetti \u00e8 proprio cos\u00ec: riflettere, ragionare, sono attivit\u00e0 che richiedono tempo, dedizione, attenzione<\/strong> e precisione<\/strong>. E, se non siamo davvero abituati ad esercitare le diverse abilit\u00e0 del pensiero<\/strong>, alcune fasi possono spiazzare o richiedere qualche momento in pi\u00f9.<\/p><\/blockquote>\n

Il nostro elenco fa emergere alcune idee<\/strong> ed alcune emozioni<\/strong> che Sara associa alla sua domanda e tra queste ne scegliamo una per approfondire<\/strong> il dialogo, quella che vede la nostra consultante desiderosa di scoprire quale metodo<\/strong> possa seguire per arrivare all’obiettivo dichiarato precedentemente.<\/p>\n

Le propongo quindi di ripensare ad un episodio<\/strong> che ritiene possa essere rappresentativo<\/strong> della sua idea di metodo, ossia: “Se dovessi raccontarmi un evento che rappresenta al meglio cosa sia per te il metodo, quale sarebbe?<\/em>“.<\/p><\/blockquote>\n

E cos\u00ec Sara mi racconta della volta in cui ha preparato un dolce<\/strong> seguendo pedissequamente le indicazioni della ricetta.<\/p>\n

Il suo esempio ci permette di estrapolare<\/strong> due punti chiave: primo, l’esistenza di indicazioni<\/strong> chiare e precise; secondo, la necessit\u00e0 di seguirle<\/strong> alla lettera.<\/p>\n

Si tratta perci\u00f2, nel primo caso, di un fattore esterno<\/strong> (la chiarezza delle indicazioni) e, nel secondo caso, di qualcosa che invece ha a che fare con il consultante, ovvero la predisposizione<\/strong> o meno a lasciarsi guidare.<\/p>\n

Ed \u00e8 proprio su questo secondo aspetto che Sara riconosce di avere delle resistenze<\/strong>.<\/p><\/blockquote>\n

Sembra infatti esserci una parte di lei che spera di avere la strada spianata<\/strong>, ovvero di trovare da qualche parte, una ricetta per la vita<\/strong>, ma, simultaneamente, affiora anche il desiderio di costruirsi autonomamente<\/strong> il percorso, anche se questa strada richiede maggire tempo e non d\u00e0 garanzie<\/strong>.<\/p>\n

La prima, importante scoperta<\/strong>, dunque, \u00e8 che per Sara non conta solo arrivare al risultato<\/strong>, ma conta anche trovare una via che valorizzi la sua creativit\u00e0<\/strong> e che le dia la sensazione di aver contribuito attivamente<\/strong> al processo.<\/p>\n

Facciamo quindi un ulteriore passo avanti.<\/p>\n

Come posso sapere<\/em>” domando “se un metodo funziona oppure no<\/em>?”.<\/p><\/blockquote>\n

Sara risponde che solo l’esperienza<\/strong> ci permette di verificarlo. E tale esperienza pu\u00f2 essere la propria o quella delle altre persone. Sembra perci\u00f2 che solo la verifica e il test della realt\u00e0<\/strong> siano in grado di fornire una risposta e che non ci sia modo di sapere se una strada porti alla meta prima che qualcuno l’abbia percorsa.<\/p>\n

Il suggerimento di lettura<\/strong>, come \u00e8 naturale che sia, \u00e8 “Il discorso sul metodo” di Cartesio.<\/p>\n

Ma c’\u00e8 ancora uno step prima di arrivare alla valutazione finale: propongo di tornare alla domanda originale<\/strong> e, alla luce di quanto emerso, le chiedo se, a questo punto, lei desideri davvero un metodo<\/strong>.<\/p>\n

Sara si stupisce nel riconoscere che lei gi\u00e0 conosce dei metodi<\/strong> che su alcune persone si sono rivelati efficaci, che potrebbero aiutarla ad essere meno impulsiva, ma stabilisce che desidera forse con maggiore intensit\u00e0 mettersi in gioco personalmente e provare a elaborare una sua strategia, anche se questo richiede maggiore tempo ed energia<\/strong>.<\/p><\/blockquote>\n

Riconosce anche che, in base alle esperienze passate, il metodo non \u00e8 stato l’elemento discriminante<\/strong> per la riuscita o il fallimento di un’azione. Sembra, infatti, che le variabili<\/strong> in gioco siano tali e tante da rendere la metodologia un fattore che ricopre un’importanza minore rispetto a quella che aveva immaginato<\/strong>.<\/p>\n

Concludiamo la sessione filosofica<\/strong> con qualche minuto dedicato al feedback<\/strong> sulla pratica e Sara si dimostra soddisfatta del nostro lavoro .<\/p>\n

“Mi sembra”, dice “che la mente sia sempre impegnata, ma che il tempo<\/strong> in cui riflettiamo in modo sistematico<\/strong> sia davvero poco. Ed bello”, continua, “fermarsi a pensare<\/strong>“.<\/p><\/blockquote>\n

Felice e soddisfatta per questa resistuzione<\/strong>, saluto la mia interlocutrice e le d\u00f2 appuntamento alla prossima occasione in cui, insieme, esploreremo la realt\u00e0<\/strong>.<\/p>\n

Con gioia e gratitudine,<\/em><\/p>\n

Valeria<\/em><\/p>\n

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    \n
  • Per motivi di privacy i nomi sono stati modificati<\/li>\n<\/ul>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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