{"id":11514,"date":"2019-01-21T18:03:13","date_gmt":"2019-01-21T17:03:13","guid":{"rendered":"https:\/\/filosofiaamica.it\/?p=11514"},"modified":"2019-02-07T21:18:50","modified_gmt":"2019-02-07T20:18:50","slug":"il-bacio-segreto-del-sole-e-della-luna","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/filosofiaamica.it\/i-fil-good\/il-bacio-segreto-del-sole-e-della-luna\/","title":{"rendered":"Il bacio segreto del sole e della luna"},"content":{"rendered":"

“Non c\u2019\u00e8 nulla che puoi vedere che non sia un fiore; non c\u2019\u00e8 nulla che puoi pensare che non sia la luna”.<\/em>
\n(Matsuo Basho)<\/em><\/p>\n

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I biglietti<\/a> erano quasi nascosti tra le pagine del libro contenuto nel pacco.<\/em><\/p>\n

Quelle pagine, di cui tanto avevano discusso, parlavano di frammenti e ricordi, e di ci\u00f2 che era stata la vita prima di conoscersi.<\/em><\/p>\n

A volte, prima di dormire, lui le raccontava della sua infanzia e dei luoghi in cui aveva vissuto, portandola con s\u00e8 dentro l’immagine.<\/em><\/p>\n

E cos\u00ec, lei, poteva essere con lui sulla spiaggia in cui giocava da bambino o mentre festeggiava il Natale.<\/em><\/p>\n

Era con lui mentre beveva fino a perdere e a perdersi, lo osservava varcare la soglia di casa e muoversi tra le vie della citt\u00e0, tra una consegna e l’altra. Lo sentiva scherzare con i ragazzi italiani e dibattere fino allo sfinimento con i colleghi.<\/em><\/p>\n

Poteva toccare, quasi fisicamente, il senso di riscatto di cui era alla ricerca e, qualche volta, riusciva anche ad avvicinarsi a quella zona d’ombra dalla quale lui cercava in ogni modo di proteggerla.<\/em><\/p>\n

Trascorrevano le giornate amando ed amandosi e solo la sera, quando il resto del mondo aveva gi\u00e0 messo la parola “fine” ad un’altra giornata, potevano finalmente scrivere, lasciando che, come onde, le immagini si sovrapponessero alle emozioni.<\/em><\/p>\n

In quelle lunghe notti, le frasi prendevano vita: le mani si rincorrevano, rubandosi il tempo, catturando le lacrime, immortalando i sorrisi. <\/em><\/p>\n

E gli occhi si perdevano, incerti se abitare il passato o il futuro.<\/em><\/p>\n

Liberi dai vincoli che, fuori, risucchiavano e inghiottivano le altre persone, la loro vita era fluida, libera, ribelle. Come avvolti da una bolla che permetteva loro di osservare il mondo senza esserne visti, erano rimasti sospesi, fino a quando la realt\u00e0 era tornata a bussare alla porta ed aveva spezzato per spempre quella dolce magia.<\/em><\/p>\n

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Il messaggio<\/strong> \u00e8 arrivato un sabato sera qualunque. Dopo un anno<\/strong> di silenzio.<\/p>\n

Gli eventi esterni<\/strong> hanno richiesto un certo lasso di tempo<\/strong> prima che potessi partire<\/a>, ma non ho avuto dubbi che raggiungerlo<\/strong> fosse la cosa giusta.<\/p>\n

Perch\u00e8, nemmeno per un momento, ho pensato che si trattasse di un caso.<\/p><\/blockquote>\n

E se non a tutti piace la parola “sincronicit\u00e0<\/strong>“, io credo che si possa per\u00f2 convenire sul fatto che certi eventi accadono con un tempismo che sembra segnato da una legge<\/strong> o da una saggezza<\/strong> che supera la capacit\u00e0 che la mente ha di prevedere, controllare, pianificare<\/strong>.<\/p>\n

Non \u00e8 stato il contenuto<\/strong> del messaggio a fare la differenza, quindi, ma il momento<\/strong>.<\/p><\/blockquote>\n

Poi la mente \u00e8 subentrata<\/strong>, ha iniziato ad avere paura, a farsi delle domande<\/strong>. Si \u00e8 chiesta come sarebbe stato rivedersi<\/strong>, ha provato a mettere insieme i pezzi e indovinare<\/strong> cosa pensasse l’altro, perdendo, in parte, quella spontaneit\u00e0 che ora cerca di riemergere.<\/p>\n

Siamo passati dall‘anima<\/strong> all‘io<\/strong>, come forse \u00e8 inevitabile che accada.<\/p><\/blockquote>\n

Giorno dopo giorno ci siamo scoperti<\/strong>, conosciuti, avvicinati e allontanati. Abbiamo cercato di mostrare il meglio di noi, senza immaginare che ci\u00f2 che l’altro avrebbe apprezzato<\/strong> sarebbe stato proprio quel dettaglio<\/strong> che siamo tanto abituati ad essere, da dimenticarci di avere.<\/p>\n

Abbiamo parlato, dormito<\/strong> (anche in luoghi inappropriati<\/a>!), mangiato, viaggiato<\/strong>.<\/p>\n

Mi hai vista perdermi tra le idee<\/strong>, senza pi\u00f9 riuscire a dare loro forma e ritrovarmi nel freddo<\/strong> di una camminata solitaria<\/strong> alle prime luci dell’alba.<\/p>\n

Ti ho sentito pronunciare il mio nome<\/strong> e mi hai stupita dicendomi che \u00e8 la versione femminile di quello di tuo padre. Mi hai raccontato delle conversazioni telefoniche con tua madre<\/strong>, per lei sempre troppo brevi e per te troppo ricche di raccomandazioni<\/strong>.<\/p>\n

Non hai voluto “piegarti” al mio bisogno di linearit\u00e0<\/strong> ed io ho accantonato il desiderio di chiarezza<\/strong>, provando a trovare, nel fiume di informazioni che hai condiviso, quelle parole che potessero spiegarmi perch\u00e8. E perch\u00e8 ora<\/strong>.<\/p><\/blockquote>\n

E che potessero rivelarmi, attraverso quella risposta, la tua visione del mondo<\/strong>.<\/p>\n

Hai criticato<\/strong> quasi ogni cosa che ho detto e spesso ho pensato che tu fossi troppo pieno di te per riuscire ad ascoltare<\/strong>.<\/p>\n

Ti ho sentito parlare e dire <\/strong>la cosa giusta. Ed ho avvertito me stessa tornare al silenzio<\/strong>, quando il dialogo si \u00e8 fatto monologo e quando il mio corpo, da specchio<\/strong>, si \u00e8 trasformato in muro<\/a>.<\/p><\/blockquote>\n

Ti ho visto soffrire e dissimulare il dolore. <\/strong>E poi provare a sorridere<\/strong> per non farmi stare male.<\/p>\n

Ho apprezzato i non detti<\/strong> e amato gli assaggi<\/strong> di quotidianit\u00e0. Mi sono sentita a volte connessa e altre distante, ma sempre felice di esserci.<\/p>\n

E il rientro a casa,<\/strong> fatto di lavoro e corsi<\/a>, di amici e progetti, ma anche di silenzi, solitudine, nostalgia e desideri<\/strong> che solo a porte chiuse riesco ad ammettere di avere, continua a parlare di te<\/strong> e a farmi scrivere.<\/strong> Fino ad avere l’impressione di strizzare<\/strong> quei cinque giorni trascorsi insieme<\/a> come uno straccio dal quale, ad un certo punto, smetter\u00e0<\/strong> di uscire acqua.<\/p>\n

Fino a quel momento, fino a quando non avr\u00f2 elaborato tutto quello che ancora sento il desiderio di condividere ed il piacere di raccontare<\/strong>, l’avventura berlinese<\/a> non sar\u00e0 davvero finita<\/strong>.<\/p>\n

Solo a quel punto, potremo guardare avanti e proseguire il viaggio<\/strong>.<\/p><\/blockquote>\n

Con tanto amore, my dear Knight<\/a>,
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Valeria<\/em><\/p>\n

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