{"id":11391,"date":"2018-10-15T21:19:21","date_gmt":"2018-10-15T19:19:21","guid":{"rendered":"https:\/\/filosofiaamica.it\/?p=11391"},"modified":"2018-10-15T21:24:49","modified_gmt":"2018-10-15T19:24:49","slug":"anche-i-grandi-sbagliano-philosophy-for-children-e-formazione","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/filosofiaamica.it\/filosofia\/anche-i-grandi-sbagliano-philosophy-for-children-e-formazione\/","title":{"rendered":"Anche i grandi sbagliano? Philosophy for Children e formazione"},"content":{"rendered":"

“Chi evita l\u2019errore elude la vita”.<\/em>
\n(Carl Gustav Jung)<\/em><\/p>\n

 <\/p>\n

La difficolt\u00e0 maggiore<\/strong> per un facilitatore sembra essere quella di pensare come un bambino<\/strong>, di porsi nei suoi panni, di individuarne le strutture<\/strong> di riferimento e comprenderne la mappa mentale<\/strong>.<\/p>\n

Ma tale supposta difficolt\u00e0 nasce da un presupposto sbagliato.<\/strong><\/p>\n

In una sessione (sessione, non seduta!) di Philosophy For Children<\/a>, infatti, ci\u00f2 che viene chiesto al facilitatore \u00e8 di restare se stesso<\/strong> e, alla luce delle sue abilit\u00e0, competenze, conoscenze, essere disposto a dialogare con una persona<\/strong> \u2013 il bambino \u2013 nel rispetto<\/strong> della diversit\u00e0 e con la fiducia che lo scambio sar\u00e0 reciproco.<\/p>\n

Ovviamente, il facilitatore possiede maggiori conoscenze <\/strong>ed ha acquisito, nel corso della vita, numerose\u00a0esperienze<\/strong>, ma il suo compito non \u00e8 quello di portare la comunit\u00e0 di ricerca su una strada predefinita, n\u00e9 di convincere<\/strong> qualcuno di alcunch\u00e9.<\/p>\n

Al contrario, egli \u00e8 chiamato a prendere atto di ci\u00f2 che c\u2019\u00e8, ossia a riconoscere i concetti impliciti<\/strong> negli esempi che i ragazzi condividono o nelle frasi non sempre adeguatamente chiare o strutturate, per poi valutare<\/strong> insieme se e quanto tali idee siano fondate<\/strong>.<\/p>\n

Non importa ci\u00f2 che il facilitatore crede, non contano le sue idee<\/strong> e, in un certo senso, contano relativamente anche quelle dell\u2019interlocutore.<\/p><\/blockquote>\n

Ci\u00f2 su cui si posa l\u2019attenzione \u00e8 piuttosto il processo<\/strong> che conduce alla formulazione di un pensiero e la verifica<\/strong>, attraverso il confronto con l\u2019esperienza e attraverso l\u2019esame logico,<\/strong> della fondatezza di un\u2019idea.<\/p>\n

Ecco perch\u00e9, una volta che la comunit\u00e0 di ricerca<\/strong> ha interiorizzato il processo e quindi \u00e8 diventata autonoma<\/strong> e in grado di porre da s\u00e9 domande, esempi, contro esempi, ecc, allora il facilitatore quasi scompare<\/strong>, perch\u00e9 la sua funzione\u00a0regolata\u00a0<\/strong>e quella epistemologica<\/strong> vengono assolte dalla comunit\u00e0 stessa.<\/p>\n

In questi casi, egli si limita ad osservare e restituire, magari a fine sessione, la fotografia del processo, per rendere gli alunni pi\u00f9 consapevoli degli obiettivi e dei metodi<\/strong> che ci si prefigge di raggiungere attraverso il dialogo filosofico.<\/p>\n

Si tratta quindi, una volta che la comunit\u00e0 abbia raggiunto un discreto livello di esperienza<\/strong> e maturit\u00e0<\/strong>, di fare una meta-riflessione<\/strong> sulle abilit\u00e0 che, attraverso l\u2019esercizio dell\u2019ascolto, del dialogo, della problematizzazione e dell\u2019argomentazione, ogni membro della CdR stia acquisendo e di come questo trasformi la qualit\u00e0 della comunicazione interpersonale<\/strong>.<\/p><\/blockquote>\n

E si tratta di sottolineare, attraverso esempi e riferimenti all\u2019esperienza<\/strong> avuta, le diverse forme di intelligenza<\/strong> che vengono coltivate durante le fasi del laboratorio \u2013 da quella creativa<\/strong> che viene stimolata nelle attivit\u00e0 iniziali o quando viene chiesto di individuare una molteplicit\u00e0 di soluzioni al problema, a quella critica,<\/strong> che affiora in modo evidente quando si analizzano le domande proposte dopo la lettura di un testo o la visione di uno stimolo o, ancora, la dimensione caring<\/strong>, relazionale, che si coltiva durante il lavoro in gruppo o quando ci si decentra e si lascia spazio all\u2019altro.<\/p>\n

Soprattutto, il facilitatore, grazie alla pratica, diventa pi\u00f9 consapevole dei limiti del suo stesso pensiero<\/strong> e del fatto che l\u2019et\u00e0, l\u2019esperienza o gli studi fatti non sono una ragione sufficiente per affermare che il suo pensiero sia in qualche modo superiore a quello dei ragazzi.<\/p><\/blockquote>\n

Sessione dopo sessione, infatti, riconosce che uno dei parametri<\/strong> per valutare la buona riuscita del laboratorio \u00e8 chiedersi quanto egli stesso ha imparato<\/strong>\u00a0grazie all\u2019incontro con la CdR, quanto \u00e8 stato disposto ad ascoltare<\/strong> e a trovare, nel dialogo spunti per coltivare quel processo di ricerca <\/strong>che, nella mente del filosofo, non ha mai fine<\/strong>.<\/p>\n

Prossimo appuntamento con la formazione in Philosophy For Children: 23,24 febbraio, Roma<\/strong><\/p><\/blockquote>\n

A presto, dunque, con i racconti dai laboratori di Philosophy for Children<\/a>!<\/em><\/p>\n

Valeria<\/em><\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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