{"id":11197,"date":"2018-06-22T21:09:31","date_gmt":"2018-06-22T19:09:31","guid":{"rendered":"https:\/\/filosofiaamica.it\/?p=11197"},"modified":"2018-06-23T09:01:38","modified_gmt":"2018-06-23T07:01:38","slug":"riflessioni-filosofiche-tra-sogni-desideri-e-aspettative-perdute","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/filosofiaamica.it\/filosofia\/riflessioni-filosofiche-tra-sogni-desideri-e-aspettative-perdute\/","title":{"rendered":"Riflessioni filosofiche tra sogni, desideri e aspettative perdute"},"content":{"rendered":"
“Molti uomini, come i bambini, vogliono una cosa ma non le sue conseguenze”.<\/em> <\/p>\n C’\u00e8 un mondo meraviglioso<\/strong>.<\/p><\/blockquote>\n E’ un mondo fatto di personaggi fantastici<\/strong>, di paesaggi incantevoli<\/strong>. Un mondo in cui le normali leggi<\/strong> della fisica sono sovvertite<\/strong> e in cui la fantasia e l’immaginazione<\/strong> hanno il potere di generare alternative che la mente razionale ancora non contempla.<\/p>\n Sto parlando del mondo onirico<\/strong>, quello in cui i confini tra realt\u00e0 e finzione sfumano e la quotidianit\u00e0<\/strong> diventa un variegato bacino da cui attingere<\/strong> per lasciare, poi, che la nostra interiorit\u00e0 si sbizzarrisca e che la parte pi\u00f9 profonda ci invii preziosi messaggi<\/strong>.<\/p>\n Questo \u00e8 il mondo dei sogni. Ma i sogni non sono solo questo.<\/p><\/blockquote>\n I sogni sono anche progetti, idee, speranze<\/strong> che prendono vita e diventano materia<\/strong> via via che crediamo nella loro realt\u00e0.<\/p>\n I sogni sono la manifestazione<\/strong> concreta della nostra unicit\u00e0<\/strong>, della nostra capacit\u00e0 di esprimerci, della creativit\u00e0<\/strong> che si risveglia attraverso le pratiche meditative.<\/p>\n I sogni sono ci\u00f2 a cui aneliamo<\/strong>, ci\u00f2 che ci d\u00e0 la forza per perseverare<\/strong> nei momenti difficili e ci\u00f2 che ci ammalia e ci fa fare, a volte, qualche pazzia<\/strong>.<\/p>\n I sogni sono desideri, diceva la Fata di Cenerentola<\/strong>.<\/p>\n Ma allora, perch\u00e8<\/strong> ci viene detto di fare attenzione<\/strong> a ci\u00f2 che desideriamo? E, soprattutto, di non dare per scontato che ci\u00f2 che vogliamo sia anche ci\u00f2 che \u00e8 meglio per noi<\/strong>?<\/p><\/blockquote>\n La domanda, non nuova, si riaccende dopo la consulenza filosofica<\/a> di questo pomeriggio, durante la quale il mio consultante si chiede cosa accade<\/strong> quando le persone non riescono a raggiungere i loro sogni.<\/p>\n Spiazzata<\/strong> dalla formulazione di questa “pregunta<\/em>” (una delle poche parole di spagnolo che ormai padroneggio!) che, invece che focalizzarsi sul lato positivo<\/strong> della medaglia pone l’accento sul negativo, chiedo al mio compagno di indagine se tale interrogativo abbia per lui una valenza generica<\/strong> (si riferisca, cio\u00e8, alle persone in generale) oppure se sia un dubbio che lo riguarda in prima persona<\/strong> e, come poi confermer\u00e0, che lo mette davanti alla difficolt\u00e0<\/strong> con cui quotidianamente si imbatte, di relazionarsi a persone<\/strong> che, sintetizzando, possiamo definire frustrate<\/strong>.<\/p><\/blockquote>\n La consulenza<\/a> prosegue evidenziando gli elementi che, a prescindere dall‘umore<\/strong> dell’altro, possono facilitare o rendere pi\u00f9 arduo essere in relazione con l’altro e ci spingiamo a chiederci cosa renda una relazione autentica<\/strong>.<\/p>\n Un altro tema affrontato \u00e8 quello del rapporto tra emotivit\u00e0<\/strong> e pensiero, ovvero, quanto un’emozione possa compromettere<\/strong> la nostra capacit\u00e0 di riflettere e, viceversa, quanto, grazie ad un dialogo<\/a> come il nostro, il raziocinio possa contenere un’emozione e ridare alla persona equilibrio, serenit\u00e0<\/strong> e capacit\u00e0 di parlare del tema che la turba con quel distacco<\/strong> che, spesso, \u00e8 indice di saggezza<\/strong>.<\/p>\n L’obiettivo, in questo caso, non<\/strong> \u00e8 quello di reprimere<\/strong> un’emozione o un vissuto, ma di viverlo pienamente<\/strong> senza tuttavia lasciarci dominare da esso.<\/p>\n Il discorso \u00e8, al tempo stesso, ampio e profondo<\/strong>: oscillando tra esempi di vita quotidiana<\/strong> ed astrazioni<\/strong> tipicamente filosofiche, arriviamo presto alla fine della sessione.<\/p><\/blockquote>\n Il compito<\/strong> che propongo per la prossima settimana \u00e8 ripartire dalla domanda iniziale<\/strong>, volgendola per\u00f2 in positivo e provando poi a dare una sintetica risposta.<\/p>\n Altra cosa che chiedo \u00e8 rispondere a questa domanda: “Cosa accadrebbe se i miei sogni si realizzassero?<\/em>“.<\/p>\n Mi fa piacere vedere nello sguardo dell’altro<\/strong> un sorriso ed un atteggiamento accogliente che conferma – almeno credo – la sensazione che provo, cio\u00e8 quella di aver fatto un buon lavoro<\/strong> e di aver voglia di riprendere presto il filo del dialogo.<\/p>\n Resta una domanda<\/strong> che, per ragioni di tempo e per scarsa tempestivit\u00e0<\/strong>, non ho fatto: arriver\u00e0 un momento in cui potremo dire di aver realizzato tutti i nostri sogni?<\/strong><\/p><\/blockquote>\n Detta altrimenti: il processo del desiderare \u00e8 infinito<\/strong> e, quindi, la felicit\u00e0 o la tristezza che proviamo quando un sogno si realizza o quando, al contrario, la realt\u00e0 non soddisfa le nostre attese, sono da ricondurre ad ogni singolo caso<\/strong> piuttosto che ad un ipotetico momento<\/strong> in cui tutto, magicamente, andr\u00e0 secondo i nostri piani?<\/p>\n
\n(Jos\u00e9 Ortega Y Gasset)<\/em><\/p>\n