{"id":11042,"date":"2018-05-21T16:27:49","date_gmt":"2018-05-21T14:27:49","guid":{"rendered":"https:\/\/filosofiaamica.it\/?p=11042"},"modified":"2022-06-06T20:55:04","modified_gmt":"2022-06-06T18:55:04","slug":"lavorare-col-cibo-nella-pratica-filosofica","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/filosofiaamica.it\/applicare-le-pratiche\/lavorare-col-cibo-nella-pratica-filosofica\/","title":{"rendered":"Lavorare col cibo nella pratica filosofica"},"content":{"rendered":"
In che senso il cibo<\/strong> pu\u00f2 essere oggetto di indagine in un laboratorio filosofico<\/strong> oppure in una seduta individuale<\/strong> di consulenza filosofica?<\/p>\n
E in che modo la pratica filosofica migliora<\/strong> il rapporto con il cibo e, infine, con noi stessi?<\/p><\/blockquote>\n
Il punto di partenza<\/strong> pu\u00f2 essere vario: dal racconto<\/strong> che il consultante fa della sua storia alimentare ad un’esperienza concreta, come la chocolate meditation<\/strong>, dalla citazione<\/strong> di un filosofo in merito al nostro modo di nutrirci o al rapporto tra il piacere dei sensi e il controllo delle passioni sino ad un esercizio<\/strong> che stimola la mente e che, apparentemente, non ha nulla a che fare con il tema in questione.<\/p>\n
Esplorare filosoficamente la relazione con il cibo pu\u00f2 aprire numerose porte e sta alla sensibilit\u00e0<\/strong> del consulente, in accordo con le richieste del consultante<\/strong>, stabilire quale strada percorrere.<\/p>\n
Il cibo, infatti, pu\u00f2 essere un semplice pretesto<\/strong> per portare alla luce un disagio<\/strong> o una sofferenza o lo strumento con cui la nostra anima ci richiama<\/strong> alle esigenze del corpo e al nostro bisogno di connessione col divino<\/strong>.<\/p><\/blockquote>\n
Ma la relazione con il cibo di mette anche davanti al nostro rapporto con la disciplina<\/strong> e le regole, con l’etica<\/strong> e la politica<\/strong> (pensiamo, ad ex al caso dello sfruttamento degli animali o del terreno), con la nostra capacit\u00e0 di fare nuove esperienze e di prendere le distanze dalla tradizione,<\/strong> ma anche alla ricerca di casa che spesso si traduce nella preparazione dei piatti che mangiavamo da bambini<\/strong>.<\/p>\n
Il consulente ha dalla sua i riferimenti<\/strong> alla tradizione filosofica e spirituale, ma anche la sua capacit\u00e0 di problematizzare ed, eventualmente, di mostrare le incongruenze<\/strong> tra i desideri della persona e le sue azioni concrete.<\/p>\n
Partire dai testi e valutare<\/strong> quali sono le opzioni a disposizione, aiuta a recuperare<\/strong> il contatto con la razionalit\u00e0<\/strong> nei momenti in cui l’emotivit\u00e0<\/strong> sembra prendere il sopravvento e gli esercizi di mindful eating<\/strong> consentono di avere un maggiore distacco<\/strong> da emozioni, pensieri, sensazioni e di fare, cos\u00ec, scelte pi\u00f9 ponderate<\/strong>.<\/p><\/blockquote>\n
Non solo, imparare a riconoscere quali automatismi<\/strong> ci guidano, \u00e8 il primo passo per sradicarli e riflettere su ci\u00f2 che essi riflettono (bisogno di controllo<\/strong>, incapacit\u00e0 di rispondere agli stimoli ambientali, vittimismo<\/strong>, ecc…) permette di delineare e chiarire<\/strong> al consultante quali sono le idee e i valori<\/strong> su cui sta costruendo la propria vita.<\/p>\n
Riconoscere, infine, che noi non siamo i nostri pensieri<\/strong> n\u00e8 le nostre azioni, favorisce un recupero dell’autostima<\/strong> e della capacit\u00e0 di prendere nuove strade.<\/p>\n
Lavorare sugli schemi mentali attraverso domande mirate<\/strong> oppiure esercizi<\/strong> che allontanano i consultanti dall’oggetto della loro contemplazione, pu\u00f2 invece rendere meno ossessivo<\/strong> il pensiero del cibo e permettere che, col tempo, si aprano nuove aree di interesse<\/strong> o nuove prospettive sull’argomento con un conseguente cambiamento di comportamento.<\/p>\n
Prima di tutto, dunque, si tratta di ricordare<\/strong> alla persona che \u00e8 qualcosa di pi\u00f9 della somma dei suoi comportamenti e che, tuttavia, la reiterazione di un’abitudine<\/strong> che riconosciamo essere scorretta, porta la nostra anima – se cos\u00ec vogliamo chiamarla – a plasmarsi<\/strong> su quell’azione.<\/p><\/blockquote>\n
Il lavoro filosofico, dunque, pu\u00f2 seguire strade diverse e avvalersi di strumenti e strategie molteplici.<\/p>\n