“Le cose che il romanzo non dice sono necessariamente più di quelle che dice, e solo un particolare riverbero di ciò che è scritto può dare l’illusione di stare leggendo anche il non scritto”.
(Italo Calvino)
Seduti al tavolo, al termine di una lunga riunione, guardo il mio capo e, gli dico: ora le racconto due storie, mi dica quale preferisce.
Nella prima, ci sono due innamorati. Hanno avuto una settimana piacevole, fatta di qualche alto-e-basso, ma tutto sommato ricca di amore e complicità. Sono arrivati alle soglie del week end e una piccola discussione di ordine scondario ha un pò incrinato il loro equilibrio. Lei si avvicina ai fornelli, sta per mettere qualcosa sul fuoco, ma lui la ferma e le dice: “Non c’è niente che abbia voglia di mangiare in casa, andiamo a cena al ristorante qui sotto“. Lei accetta.
Nella seconda storia, la scena è sostanzialmente simile, ma, nel momento in cui lei apre il frigorifero ed entrambi intuiscono la scarsa scelta di cui dispongono, si guardano, sorridono e lui le dice: “Sai che c’è? Abbiamo avuto una settimana intensa e abbiamo entrambi lavorato tanto. Stasera festeggiamo e andiamo a mangiare qui sotto“. fanno un ottimo tiramisù“. Lei accetta e stavolta sorride.
Cosa cambia in questi due scenari?
Forse, semplicemente, la storia. I fatti sono esttamente gli stessi, le circostanze, i sentimenti, le emozioni. Ma il senso che diamo agli eventi e la nostra capacità di costruire, a partire dalla “materia grezza” del dato-di-fatto, un racconto invece di un altro determina il corso dei momenti che viviamo, quelli passati, i presenti e il futuro.
Partire da ciò che c’è, senza stravolgerlo, senza aggiungere o togliere, ma creando una cornice di senso che ci faccia star bene, che abbia un indotto positivo anche su chi ci circonda e che ci permetta di innestare ulteriori stati d’animo positivi che, di conseguenza, andranno a influenzare ciò che diremo, faremo, proveremo dopo, è un’opportunità che tutti, in ogni momento, abbiamo.
A noi coglierla, coltivarla, sperimentarne la potenza creatrice e creativa.
La conversazione finisce davanti al tiramisù da cui l’intera vicenda ha avuto inizio e che entrambi definiamo “godurioso” e, non ancora del tutto pronti a chiudere con le attività dell’ufficio, stendiamo un progetto che ha a cuore esattamente questo: la possibilità che un’azienda o un territorio riscopra la capacità di conoscersi e raccontarsi e che utilizzi questo strumento per diventare ulteriormente competitivo sul mercato.
E voi? siete pronti a raccontare la versione migliore della vostra vita?
Info su corsi, formazione e consulenza: Valeria