“Non esiste nè l’incontrarsi nè il separarsi. Esiste solo il puro piacere dello spazio dinamico”
(Tilopa)
“I can not make you promises, becouse I may not be able to keep them“.
Senza preoccuparmi di rispondere e forse senza nemmeno chiedermi se mi sarei aspettata qualcuna di quelle promesse, mi avvio veloce verso l’area del check in.
Il nostro saluto, quello che sembrava tratto direttamente da un film o un romanzo, quello che ci ha catapultati verso un nuovo capitolo di una storia fatta di sincronicità, connessioni, incomprensioni, magia e una buona parte di gioco, ha così assunto il tono piacevolmente ambiguo di un possibile “arrivederci” o di un addio che non avrebbe generato sofferenza.
Il bilancio è in attivo per entrambi, il sistema in equilibrio e ci sentiamo pronti a volare verso nuove esperienze o a continuare quella precedente con rinnovata curiosità. Perchè, quando ti dai all’esperienza, quando accetti l’imprevedibilità della vita, quando hai messo sul piatto tutto ciò che possiedi ed hai ricevuto senza riserve, allora lasciarsi non provoca dolore.
La sensazione che ci fosse qualcosa di giusto in quel silenzio lungo un anno e qualcosa di altrettanto giusto nel silenzio che si è di nuovo frapposto tra noi, la gioia nell’aver ricevuto, la speranza di aver portato un pò di magia nella routine quotidiana e la certezza che i piccoli incidenti di percorso– dovuti a due personalità di fatto ancora sconosciute – non abbiano intaccato la positività del ricordo che conserveremo di queste cinque giornate berlinesi, si fanno così strada anche ora che l’anima e l’io guardano avanti e tornano ad immaginare, creare, godere della vita presente.
Resta, dunque, la curiosità di scoprire se le nostre strade un giorno si riuniranno e in quale forma.
E il desiderio, in quell’occasione, dilasciar esprimere un’altra delle maschere che regalano alla personalità sfaccettature sempre diverse, quelle che ti permettono di sentirti a tuo agio tanto con abiti attilatti e tacchi alti, quanto a piedi nudi e abiti comodi, tanto in postura meditativa, risuonando con le vibrazioni di un mantra quanto tra le luci ben più soffuse di una serata in discoteca.
Maschere, quindi, che al tempo stesso scoprono e velano le diverse facce di un desiderio a cui non serve dare un nome e che, fuggendo da ogni tentativo di definizione, ci richiede di attingere a tutta la nostra creatività per essere vissuto pienamente e in libertà.
Con l’augurio di una buona giornata, all’insegna della consapevolezza e del risveglio,
Valeria