Le costellazioni familiari e la relazione col cibo

“Mangia in maniera tale da mangiare ciò che tu mangi, e non in maniera tale da essere divorato dal tuo pasto”.
(Anonimo)

Anche tu, immagino, avrai sentito parlare delle costellazioni familiari e, magari, sei tra i tanti che hanno già vissuto la toccante esperienza del mettere in scena, come si trattasse di una vera e propria rappresentazione teatrale, le dinamiche del nucleo familiare.

Che si tratti di un lavoro di gruppo o di una seduta individuale, ciò che accade durante la costellazione, ha il potere di produrre effetti tangibili nella nostra casa e nelle persone che ci circondano.

Pochi sanno, tuttavia, che questo metodo – ideato da Bert Hellinger e poi variamente ripreso – si può applicare anche ad altri ambiti della nostra vita: dal rapporto col partner alla relazione col denaro, dal successo lavorativo alla capacità di realizzarsi nel mondo.

E sì, anche alla relazione con il cibo.

Come insegnano le pratiche di natura simbolo-immaginale a cui si ispira il metodo delle costellazioni che propongo, infatti, ogni persona che mettiamo in scena, altro non è che un simbolo, un archetipo, una proiezione della nostra psiche o, detto altrimenti, una parte di noi che assume, di volta in volta, le sembianze del capoufficio, della madre severa e rigida, dell’insegnante della scuola materna o del partner inaffidabile e donnaiolo.

Ognuna delle persone che incontriamo e ognuna delle esperienze che viviamo, infatti, sono la proiezione di schemi mentali, modelli codificati e sedimentati che abbiamo la coazione a ripetere.

Anche il cibo, dunque, è un simbolo sul quale proiettiamo aspettative, paure, bisogno di conferma o controllo.

Proprio per questo, mettere in scena la nostra relazione col cibo ci permette di ripulire in profondità le abitudini scorrette e di dirigerci verso l’accettazione di noi, verso la salute, verso il gusto, l‘etica e verso l’amore incondizionato di noi stessi e del nostro corpo.

A volte è sufficiente una singola seduta per sciogliere blocchi e abitudini scorrette, in altri casi, invece, può essere utile un percorso più articolato nel quale indagare, con curiosità, gentilezza e coraggio, i diversi aspetti della nostra relazione col cibo, i diversi tipi di fame che sopraggiungono di momento in momento, le paure più radicate (come quella di rimanere senza cibo), la fiducia nel fatto che la Terra provveda ai nostri bisogni o l’attitudine al controllo che si cela dietro i nostri piccoli o grandi rituali.

Nelle sedute individuali avrai quindi modo di analizzare in profondità il tuo rapporto col cibo e, infine, con te stessa/o e di acquisire strumenti, strategie e consapevolezze che ti accompagneranno nel processo del cambiamento.

Con fiducia e amore,

Valeria