Dialoghi filosofici e passeggiate meditative

(Capitolo scritto in occasione della stesura della Tesi per il Master in Consulenza filosofica)

“Cosa mi aspetto dal domani? Sole in faccia no, ma in fondo io ci spero ancora, che tu ci sia nel mio domani…” (Lunapop)

 

Don’t lie to me, please. And don’t lie to yourself”.

Henry sbarca a Malpensa con qualche minuto di ritardo. Arriva da Valencia, dopo due settimane ad Ibiza. E, prima di ripartire per la Svizzera, fa tappa da me.

Giusto il tempo di scambiarci qualche frase di circostanza, e il discorso torna a concentrarsi su temi importanti: Dio, l’Universo, la forza trasformativa dell’amore e Ximena, la donna che lo aspetta dall’altra parte del mondo.

Henry mi racconta di lei, della magia del loro incontro. Mi racconta di come se ne sia innamorato a prima vista e di quanto stupore, misto a meraviglia e gratitudine, abbia provato quando, ormai rassegnato all’idea di non poterla rintracciare, lei gli ha scritto, recuperando chissà da dove il suo numero.

I suoi occhi brillano nel ripercorrere con la mente e con il cuore i momenti più belli della loro storia ed io ascolto incantata: quanto tempo è passato da quando qualcuno ha parlato di me con lo stesso trasporto, passione, rispetto che sento in lui per Ximena? Quanto  è stata l’ultima volta in cui ho pensato a me stessa come ad una donna in grado di produrre nell’altro una tale trasformazione interiore e capace di entrare così in profondità nel cuore e nell’anima di un uomo?

Che fine ha fatto quella Valeria? Che fine ha fatto la parte di me che si sentiva integra, intera, completa in se stessa e che vedeva nell’altro quel qualcuno che aspetti da una vita e che la vita stessa ti porterà inevitabilmente ad incontrare?

C’è ancora quella Valeria? Forse sì. Forse le parole di Henry arrivano ora, perché in questo momento mi sento pronta ad ascoltarle, accoglierle e ad usarle come indicazione sulla via da seguire. Forse ascoltarlo mi ricorda quanto sia forte il desiderio di costruire una vita di coppia nella quale possano trovare spazio il dialogo e la spiritualità.

L’amore, mi dice Henry, è quella forza che ti spinge a voler essere la miglior versione di te stesso.

Ed io sono d’accordo: l’amore è ciò che ti fa decidere di partire, di lasciare casa e famiglia per metterti in viaggio e dare all’altro il tempo di prendere una decisione che potrebbe non piacerti, che potrebbe farti soffrire. E’ il coraggio di aspettare, di investire su una persona, su una scelta, su un sentimento, con la consapevolezza che questo è un rischio. Ma, aggiunge, proprio perché l’amore è permettere all’altro di accedere alle dimensioni più profonde e più fragili di te, è bene scegliere con cura a chi donare il tuo cuore. Ed è bene iniziare dalle fondamenta, fare un passo alla volta, pur continuando a camminare.

Lei che vive in Chile, lui che gira l’Europa. Lei che, in un momento di debolezza lo tradisce e lui che, trafitto dal dolore, invece di  scappare, si chiede che cosa quell’esperienza gli stia insegnando. Lei che, al telefono, gli propone di tornare e lui che, davanti al Colosseo, medita di lasciarla. Lei che piange e dice di sentirsi sola e lui che ripensa alla conversazione avuta la sera precedente con la ragazza dell’ostello, di cui non sa nemmeno il nome.

Lei che si calma e chiede a Dio la forza per diventare adulta, lui che le propone di sedersi, in silenzio e con gli occhi chiusi, vicini, anche se in luoghi diversi, e di ascoltarsi per ritrovare quella connessione che sopravvive al tempo e allo spazio. Entrambi, parafrasando Edgar Morin <<consapevoli che l’errore è umano nel senso che accade in virtù del sistema cerebrale che caratterizza la nostra specie>>.

Ci ritroviamo in riva al fiume: sono gli ultimi giorni di sole e di caldo. Ascolto con attenzione le sue parole, che risuonano ad un livello profondo, e mi stupisco di quanto la vita trovi il modo di mettere sul nostro cammino persone ed esperienze che ci offrono esattamente ciò di cui abbiamo bisogno per evolvere, per ritrovare noi stessi e la nostra integrità, per recuperare frammenti di identità che sembravano persi e che, quando meno te lo aspetti, tornano a parlarti attraverso lo sguardo dell’altro.

Henry si avvicina all’acqua e sorride: i lunghi capelli neri e la barba folta lo fanno sembrare uno sciamano. Percepisco il contatto tra le sue parole e la Terra, nella quale sono radicate e dalla quale sembrano emergere.

Ora capisco che la sensazione di pace che avevo intravisto era fondata e che, a modo suo, mi sta dando ciò che speravo di ricevere quella notte in cui desideravo un  abbraccio ed una rassicurazione sul fatto che sì, sarebbe andato tutto bene.

 

Con tanta gratitudine e con la gioia di poter pubblicare, oggi, a pochi giorni dalla discussione della Tesi e a distanza di cinque mesi da quando è stato scritto, questo raccoonto.

Valeria


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