“Grazie per non avermi lasciata andare via“: con queste parole si conclude il mio week end in compagnia di Gianluca Magi, arrivato a Bergamo per il 1 e il 3 livello de Il gioco dell’eroe.
Queste parole escono dalla mia bocca con un filo di voce: so che pronunciarle è in fondo anche un modo per chiedere scusa per quel “Vaffanculo: io non ci sto!” uscito dopo la meditazione.
Nulla di personale, ovviamente. Si tratta piuttosto della mia modalità di entrare (o non voler entrare) nelle cose: si tratta della resistenza a lasciarsi coinvolgere, della ritrosia a imboccare una strada per paura di ciò che potresti lasciare, del timore che portare avanti un percorso che richiede tempo, costanza, dedizione, significhi rinunciare a fare altro.
So, perchè ormai ci sono passata svariate volte, che questo atteggiamento non fa altro che tenermi ferma: per paura di sacrificare qualcosa, precludo a me stessa la possibilità di vivere un’esperienza. Ormai lo so, eppure a volte ci ricado. Ecco perchè, ad un certo punto della pratica, ho dato voce al mio istinto di ribellione, a quella parte di me che si sente incatenata, che chiede libertà, senza accorgersi che
la vera libertà altro non è che la possibilità di darsi al 100% in un’esperienza, qualunque essa sia.
Riconosco la mia ombra (tema del 3 livello) in quella voce che ti dice di andartene, che cerca di persuaderti a cercare altrove.
Ciò che la voce dimentica di dirti, però, è che potresti passare la vita cercando, senza mai prenderti il disturbo di vivere.
Ecco perchè, quando trovi qualcuno che ti invita a restare (o meglio, quando tu stessa ti accorgi che restare potrebbe essere una buona idea) la voce dell’ombra si tramuta in voce dell’anima che riconosce in ciò che la vita ti sta offrendo un regalo. In questi casi, non puoi fare altro che dire di sì e prepararti a ricevere.