IL CASO
Mentre sta sfrecciando a tutta velocità in mezzo alla prateria, il conduente di un treno si rende onto he i freni sono rotti.
Sul binario, davanti a lui, ad una certa distanza, si trovano cinque operai che stanno facendo lavori di manutenzione. Se il treno impazzito continua la sua orsa, i cinque operai verranno investiti, in quanto non c’è abbastanza spazio ai lati dei binari per mettersi al riparo.
Per fortuna, il binario prinipale si biforca in un binario seondario poco prima di raggiungere le cinque persone. Il conducente può evitare di ucciderli se devia il treno in quest’altra direzione.
Sfortunatamente, però, un altro operaio sta lavorando sul binario laterale. La situazione è la stessa del binario principale: non c’è abbastanza spazio ai lati perchè possa mettersi al riparo. Sarà senz’altro investito se il conducente decidesse di imbocare il binario laterale.
Il conducente, dunque, si trova di fronte al seguente dilemma: non fare nulla e lasiare che i cinque operai muoiano, oppure deviare e provocare, così la morte dell’altro operaio.
Tu che faresti?
I dilemmi morali ci permettono di portare alla luce le motivazioni profonde che guidano le nostre azioni e di confrontarci con i nostri valori.
In questo genere di esercizio non esiste “giusto” o “sbagliato” e il consulente li propone ai suoi clienti non per giudicarli, ma per permettere loro di essere più consapevoli di ciò in cui credono.
Potrebbe sembrare scontato, eppure, quando ci si prende del tempo per esaminare le nostre convinzioni e per valutare se le azioni corrispondono a ciò in cui diciamo di credere, scopriamo tratti del nostro carattere e lati della nostra personalità niente affatto scontati.
Insomma, dialogando in modo filosofico, possiamo imparare a conoscerci per ciò che siamo e smettere di pensare a noi stessi per come crediamo di essere.
L’indagine filosofica, dunque, è un esercizio di consapevolezza ed un percorso che ci aiuta a liberarci dalle maschere che, quotidianamente, indossiamo, così da poter essere, autenticamente, noi stessi.
Gli strumenti del filosofo, poi, sono diversi: dal dialogo agli esperimenti mentali, dalla scrittura biografica alle pratiche di mindfulness attraverso cui ritrovare il contatto col momento presente e smettere, così di fuggire da noi stessi, dagli altri e dalla vita.
Intraprendere un percorso di consulenza filosofica, significa perciò imparare a sostenere lo sguardo della realtà, per come è.
E se all’inizio la tentazione è quella di fuggire dall’immagine che lo specchio – ormai ripulito dalla patina dell’inconsapevolezza – riflette, con poche sedute ci si accorge che è proprio questo, ovvero, è proprio dare a se stessi la possibilità di stare con ciò che non piace, che trasforma noi stessi facendoi riacquistare una forza che credevamo di non possedere e modificando, di conseguenza, anche la realtà nella quale viviamo e dalla quale, attraverso i vari espedienti che la mente elabora, così spesso tentiamo di fuggire.
Essere qui, esseri ora, essere noi stessi: è questo, in conclusione, l’obiettivo del percorso.
Compito del filosofo, condurre il cliente in questo processo e lasciare che ognuno possa scoprirsi ed esplorarsi, per imparare, infine, ad amarsi.
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