“Sappiamo quanto può essere pericolosa una maschera. Tutti diventiamo quello che facciamo finta di essere”.
(Patrick Rothfuss)
Torino ci acoglie con un sole caldo e con un cielo che sembra uscito da una cartolina.
La passeggiata sotto i portici e la visita ai giardini reali precedono il pic nic al Parco del Valentino ed è qui, tra una risata ed un discorso semi-serio, che Filippo mi fa notare che spesso tendo ad utilizzare un tono – per dirla con parole sue – dittatoriale.
Dopo vari tentativi di negare l’evidenza, sono costretta ad ammettere che la frase “Metti lì i tuoi occhiali, che al sole si rovinano”, suona più come il comando di un generale abituato ad organizzare la vita dei suoi sottoposti che come il dolce suggerimento della mogliettina anni ’50 che ancora si vede in qualche pubblicità.
Queste osservazioni che arrivano dall’esterno, da qualcuno che mi conosce abbastanza bene da notare le mie abitudini, ma non così tanto da essersi stancato di ascoltare ciò che dico, mi permettono di scrutare me stessa un pò più a fondo e mi offrono la possibilità di conoscermi al di là dell’immagine mentale che nel tempo ho costruito.
E’ un fenomeno curioso, che progressivamente osservo su me stessa e sulle persone che mi circondano.
E’ curioso notare quanto parizale, incompleta, e, a volte, distorta, sia la percezione che abbiamo di noi stessi e ancora più curioso scoprire chi c’è oltre quell’immagine.
Mi viene da dire che, in un certo senso, il “lavoro” di un’intera vita sia proprio quello di togliere l’impalcatura e imparare a relazionarci con noi stessi invece che con le maschere che – consciamente o inconsciamente – indossiamo.
La consulenza filosofica, nelle sue diverse sfacettature, al pari dei percorsi di mindfulness, ti permette di fare esattamente questo: diventare cosciente di chi sei, di come “funzioni”, di quali sono i tuoi automatismi e imparare a liberarti da ciò che non serve.
Per vivere, così, in modo autentico la tua vita.
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