“Valè, vieni a ballà?”
Senza nemmeno avere il tempo di accettare, mi trovo a volteggiare in uno dei saloni della Reggia di Caserta nel bel mezzo della rappresentazione teatrale di Romeo e Giulietta!
E poco importa che, invece di sfarzosi abiti ricamati a mano, io indossi un moderno vestitino nero e il mio “cavaliere” pantaloni corti e maglietta: le favole dei tempi moderni sono anche questo!
Arte, spettacoli, musica, eventi e per finire, cenetta all’ora in cui, normalmente mi infilo il pigiama e me ne vado a dormire: la mia esperienza napoletana è l’assaggio di una vita diversa.
Orari diversi, diverso approccio alla vita e al lavoro e diverso modo di relazionarsi all’altro e di farlo sentire a casa, indipendentemente da dove arrivi.
Napoli è così.
E’ sedersi su una panchina e trovarsi poco dopo a sorseggiare l’aperitivo con il tuo “vicino” che si offre – per giunta – di dedicarti del tempo ed accompagnarti a destinazione (vedendoti, forse, un pò provata dal caldo e dalle lunghe camminate) cambiando in corsa i piani per una turista che probabilmente non rivedrà più.
E’ la signora Michela che, con lo sguardo di chi sa come funzionano le cose, ti invita a stare alla larga da quei quartieri che godono di una cattiva reputazione e, prendendoti letteralmente per mano, ti rimette sulla strada principale.
Napoli non è per tutti e Napoli non è di tutti, così mi dicono.
Vedo i napoletani che amano profondamente la loro città, che ne amano le contraddizioni, che ne riconoscono le ambiguità.
Sento l’orgoglio di appartenere ad una terra che, per quanto difficile, è la loro terra, è casa loro, è loro.
Vivo questa identificazione e posso solo in parte intuire ciò che le loro radici significano per chi si sente spesso combattuto tra il richiamo a città nelle quali – ancora credono – ci sia lavoro, denaro, benessere e la voglia di restare.
Napoli mi sta stupendo giorno dopo giorno nella sua assoluta unicità, nei suoi colori, nei rumori del traffico e degli schiamazzi dei venditori di pesce o degli arrotini che girano per la città.
Mi meraviglia e mi conquista con i panni appesi da un lato all’altro della strada e con i bambini che giocano a pallone in strada.
Mi entra dentro ogni volta in cui m chiedo come sia possibile che si passi con tale naturalezza dalla via dello shopping ai vicoletti in cui vedi più cinesi che campani e mi sconvolge quando sbircio nell’uscio delle case e ci vedo mobili, abiti, giocattoli, pentole e cibo accatastati un uno spazio in cui io riuscirei appena a muovermi.
Capisco perchè mio nonno e mia mamma se ne sono innamorati.
Napoli mi fa venir voglia di restare e mi ricorda, subito dopo avermi catturato il cuore, che questa città appartiene ai napoletani e, che, per parafrasare un grande filosofo contemporaneo “Napoletani si nasce e io, purtroppo, in questa vita non lo nacqui” 😉
Domani si riparte e, con due amici, si va alla scoperta di quei luoghi a cui i turisti non hanno accesso. E proverò a raccontare la mia Napoli a chi, come me, può solo sperare di venirne adottato.
Namastè,
Valeria