Sul Sentiero dello Yoga: racconti dal corso di formazione allo Sivananda Yoga Center

“Possa la strada sollevarsi per incontrarti.
Possa il vento stare sempre alle tue spalle.
Possa il sole splendere caldo sul tuo viso.
E la pioggia cadere leggera sui tuoi campi.
E finchè ci incontriamo di nuovo, possa Dio tenerti nel palmo della sua mano!”
(Antica benedizione irlandese)

 

Poso la penna a terra pochi minuti prima della scadenza.

Le tre ore e mezza a nostra disposizione sono quasi terminate e mi resta ancora un pò di tempo per rileggere le risposte ed aggiungere qualche dettaglio.

Anatomia, filosofia, tecniche di insegnamento e trascrizione di alcuni tra i più importanti mantra: l’esame finale, nelle sue 60 domande aperte, rappresenta una vera e propria sintesi di tutti gli argomenti trattati durante il corso.

E mentre la Swami passa a raccogliere i fogli, io, con le gambe ancora indolenzite per via della postura e la mano tremolante per la velocità con cui ho scritto, rifletto sul fatto che quel foglio contiene ciò che ho imparato, ma, prima ancora, contiene i ricordi, i sogni, le speranze di un mese bello, intenso, e che si è rivelato decisamente oltre le mie aspettative.

Ciascuna risposta contiene le informazioni acquisite durante le lezioni, contiene la soddisfazione per aver percepito il corpo migliorare la sua prestazione di giorno in giorno durante la pratica, contiene le ore di studio da sola e i momenti in cui, tra una risata ed un attimo di sconforto dovuto alla mole di informazioni da memorizzare, si condividevano le proprie riflessioni con i compagni.

L’esame finale rappresenta il traguardo di essere arrivati a fine corso imparando a vivere appieno ogni attimo, consapevoli che il tempo è un bene prezioso e che, oltre allo studio, sono tante le piccole e grandi incombenze che quotidianamente abbiamo affrontato nella routine dell’ashram e rappresenta la soddisfazione per aver portato a termine – indipendentemente dall’esito – un impegno che, prima che con gli altri, è con te stesso.

Insegnare yoga, essere Insegnante, è qualcosa che nessun pezzo di carta può darti o toglierti: è ciò che tu sei, è il modo in cui affronti la vita, l’attitudine che coltivi quando lavi i piatti o cucini per te e per gli altri.

E’ la capacità di porti davanti alle sfide con serietà, pur conservando il sorriso.

E’ il desiderio di sentire chi ti aspetta a casa e la consapevolezza che puoi vivere serenamente questa avventura perchè chi è “fuori dalla bolla” ti dona la forza per non scoraggiarti nei momenti difficili e il sostegno di cui hai bisogno per perseguire un obiettivo per te importante.

Questo percorso è stato formativo e trasformativo, mi ha permesso di riscoprire il pricere dello studio e la gioia che si prova sentendo per un attimo il proprio “io” scomparire durante la meditazione e perdersi in un “tutto” che, in questi giorni, ho imparato a chiamare Brahman.

E allora, nelle risposte dell’esame, c’ero io, c’erano gli Insegnanti e i Compagni, c’erano quelle figure straordinarie che ci hanno affiancato nelle 4 settimane e che hanno saputo darci suggerimenti preziosi per vivere al massimo l’esperienza. C’erano i Guru, Swami Sivananda e Swami Visnudevananda che, col loro sguardo gentile e compassionevole, monitoravano il nostro cammino e c’era anche Brahman, quel Sè Supremo, quella Realtà Assoluta della quale ciascuna cosa è manifestazione.

Grazie, dunque, per questa splendida esperienza che, forse, proprio ora, a corso concluso, riconosco nella sua profondità.

Con affetto e gratitudine per tutti coloro che ho incontrato sul sentiero dello yoga, oggi come ieri, e con il desiderio di incontrarVi Sabato 23 settembre alla prossima Classe di Sivananda Yoga a Bergamo,

Valeria


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