Racconti messicani: storia di un viaggio e di un amore

“Le città sono sempre state come le persone, esse mostrano le loro diverse personalità al viaggiatore. A seconda della città e del viaggiatore, può scoccare un amore reciproco, o un’antipatia, un’amicizia o inimicizia. Solo attraverso i viaggi possiamo sapere dove c’è qualcosa che ci appartiene oppure no, dove siamo amati e dove siamo rifiutati”.
(Roman Payne)

 

La città dorme ancora.

Le strade, stranamente deserte, sono avvolte nel buio. Solo qua e là, in qualche casa, si intravedono delle luci.

Saliamo sul taxi poco prima delle 05:30 del mattino e, in 40 minuti, siamo già all’areoporto.

Lo stomaco è chiuso e il cuore piange: è davvero difficile, questa volta, tornare a casa.

Le sei settimane in cui sono stata ospite del Messico sono sate costellate di esperienze talmente importanti, sia a livello umano che professionale, da rendere il pensiero di ciò che mi attende a Bergamo un pò meno attraente di quanto sia la prospettiva di rimandare il volo e restare qui ancora un pò, magari fino a fine giugno, quando si terrà, proprio a Città del Messico, il Congresso internazionale di pratiche filosofiche organizzato dal CECAPFI a cui parteciperanno tutti i più grandi consulenti filosofici mondiali: da Gerd Achenbach a Ran Lahav, da Lou Marinoff a Oscar Brenifier e Walter Kohan.

Filippo mi tiene per mano e sento che anche per lui è difficile lasciarmi andare.

Le incomprensioni, i litigi, le piccole ripicche e il bisogno, di quando in quando, di ritagliarsi degli spazi per stare da soli, sembrano frammenti insiginificanti di un puzzle che raccoglie gli splendidi momenti trascorsi insieme: dai week end ad Acapulco e a Cancun al concerto di musica classica, dagli inaspettati incontri in ascensore alle lunghe camminate per via Insurgentes.

Dai caffè filosofici alle lezioni di yoga, dalle romantiche cene a lume di candela alle uscite nei ristoranti affollati da turisti. Dalle letture al parco ai pomeriggi a scrivere, lavorare o seguire qualche lezione del Master in consulenza filosofica a cui sono iscritta.

Tornare ad assaporare il piacere di una casa tutta tua, perdersi a contemplare il vulcano dalla finestra o spiare nelle finestre dei vicini per indovinare come sia la vita quotidiana delle persone che quotidianamente incroci per le scale o all’ingresso del palazzo.

Ritagliarsi ogni giorno un’ora da dedicare alla pratica dello yoga immersa nel silenzio di quella che ho trasformato in una sala di meditazione per poi catapultarsi nel traffico e camminare a testa bassa sperando di arrivare incolume dall’altro lato del marciapiede.

Osservare con curiosità le lughe file di passeggeri che, in ordine, aspettano di salire sull’autobus e poi appendersi con entrambe le mani al sedile per restare in equlibrio mentre l’autista sfida le curve e le auto che sfrecciano in ogni direzione.

Farsi largo tra la folla all’uscita della metropolitana e prenderla con filosofia quando ti rendi conto che la conferenza a cui ti hanno invitato è stata rimandata senza che nessuno ti avvisasse.

Sentire il viso che prende fuoco quando assaggi qualche salsa piccante e perdersi tra i sapori della frutta esotica, provare un senso di saturazione al pensiero dell’ennesimo tacos, per poi ritrovarsi ad ordinarne ancora uno alla prima occasione. Inebriarsi del profumo dei fiori e ricaricarsi grazie al colore delle facciate delle case.

Soprattutto, aver portato un pò di me e delle mie attività dall’altra parte del mondo, mi ha dato la sensazione che ci fosse come un filo in grado di dare significato alla parentesi messicana e ha certamente contribuito a portare nuova linfa alla relazione di coppia.

Guardo indietro e tutto questo sembra, al tempo stesso, ancora presente e già (troppo) lontano. Ma la gioia di rivedere le persone care che mi hanno sempre fatto sentire la loro presenza, è tanta, e forte il desiderio di rivederle presto.

E ora che le porte delle collaborazioni intercontinentali sono aperte (è in arrivo una bella sorpresa per il mese di ottobre a questo proposito), non mi resta che far mia quella lingua apparentemente così simile all’italiano e che, tuttavia, non so ancora padroneggiare.

Faccio un bel respiro, scrivo, prendo qualche appunto e, finalmente, apro il libro e mi metto a studiare.

Hasta pronto allora e… stay tuned 😉

Con affetto,

Valeria