Quando Dio parla il linguaggio del silenzio

Lo stato attuale del mondo – e in effetti tutto ciò che è vivente – è ammalato. Se fossi un medico e mi venisse chiesto un consiglio, direi: Create il silenzio! Conducete gli uomini al silenzio!
(Sören Kierkegaard)

 

Voci di corridorio dicono che il settimo giorno Dio si sia riposato.

Niente cieli, niente mari, nessuna nuova specie: nulla venne aggiunto a ciò che era stato fatto.

All’inizio le creature la presero molto male: “Ma come?“, bisbigliavano sottovoce: “E’ mai possibile che Dio faccia nulla?“.

Con tutte le cose che ancora ci mancano!”.

Io, per esempio, che ho tutti questi debiti, non dovrebbe forse Dio provvedere a me?” disse qualcuno. “Ed io, che mi annoio terribilmente” aggiunse un altro.

E un terzo: “Guardate quel povero signore laggiù, tutto solo, lontano dai suoi cari, non dovrebbe forse ricevere un pò di compagnia?“.

Tutti sembravano d’accordo: Dio avrebbe dovuto agire!

Dal canto suo, Dio stesso era un pò spiazzato: era così abituato al fatto che tutti volessero qualcosa da Lui e che il suo compito fosse soddisfare i bisogni degli altri, da non sapere più cosa volesse dire smettere di agire.

“Come posso occupare il mio tempo?” si chiedeva. “Cosa farò oggi?”.

All’inizio, quindi, si lasciò attraversare da molti dubbi.

Poi, improvvisamente, capì: era diventato uomo, stava pensando come gli uomini.

Un sorriso si palesò allora sul suo volto e, pervaso da una profonda compassione, decise di dare al mondo una seconda occasione.

Fece calare il silenzio sulla Terra, costringendo gli uomini a fermarsi a loro volta.

All’inizio un baccano ancora più assordante invase le strade e la gente, spiazzata e impaurita, si sentiva perduta: tutto stava crollando!

Qalcuno si arrabbiò, pensando che Dio si divertisse a giocare con le sofferenze dei più deboli e che ci fosse qualcosa di profondamente ingiusto in ciò che stava avvenendo.

Ma altri compresero e accolsero il silenzio.

Lo abbracciarono, così come avrebbero fatto con un amico che rivedi dopo tanto tempo. E impararono ad ascoltarlo.

Quel silenzio, quel vuoto divennero allora carichi di significato e rivelarono tutto l’amore da cui erano stati generati.

Era tempo di cambiare, tempo di ritrovare la propria natura.

Tempo di tornare umani e di riconoscersi divini.

Tempo di tornare ad essere repsonsabili per sè, per gli altri, per quello splendido mondo troppo spesso dato per scontato.

Tempo di ringraziare per non essere, ancora, davvero soli.

E tempo per evitare che la solitudine diventi isolamento.

Forse è proprio questo che Dio fece il settimo giorno: ritrovò se stesso e diede al mondo la possibilità di fare altrettanto.

Con amore, fede e fiducia,

Valeria