“Non vorrei si creassero fraintendimenti”.
In effetti, non ci sarebbe stato alcun fraintendimento se quelle parole non fossero state pronunciate per ben due volte, con consapevolezza e con un tono che strideva rispetto al contesto.
Fino a quel momento, infatti, le cose erano chiare e la situazione era quella che era: niente di più e niente di diverso.
Da quel momento le cose hanno smesso di essere ciò che erano ed hanno iniziato a diventare ciò che avrebbero potuto essere.
Grazie a quelle parole un nuovo orizzonte di possibilità si è aperto davanti ai miei occhi e la scena ha iniziato ad apparire diversa: ho iniziato a guardare me stessa con occhi nuovi, ho iniziato a vedermi come una donna e a vedere la persona seduta davanti a me come un uomo.
Quella frase apparentemente casuale è diventata il soffio di vento che muove la prima carta del domino.
Quella frase ha avuto la capacità di scalfire il muro che tanto mi ero impegnata a costruire nei mesi precedenti.
Quella frase, detta al momento giusto, dopo che la persona che l’ha pronunciate si era saputa guadagnare la mia fiducia, dopo che mi aveva permesso di rilassarmi e, in quel modo, di aprirmi, di allentare le difese, ecco che quella frase ha fatto sì che nella mia mente balenasse l’idea che potessi essere io il motivo per cui ciò che desideravo non riusciva ad entrare nella mia vita.
Con il tempo quelle “parole magiche” hanno agito dentro di me con la forza del pulcino che, dall’interno, scalfisce il guscio.
Mi chiedo se il tempo e l’esperienza porteranno anche me, un giorno, a saper usare la parola (e il silenzio) con tanta maestria.
In quel momento ho saputo/potuto prendere ciò che ero in grado di accogliere:
mi chiedo se la forza di quella “frase magica” abbia lavorato a tal punto da rendermi pronta a ricevere ciò che da quella sera ho iniziato a desiderare.
Valeria