Om Namah Shivaya: la danza del non-attaccamento

“Ai miei sogni,

a tutto ciò che poteva essere e non è stato,

a tutto ciò che è stato e non è più,

ai miei avi,

a tutto ciò che non ricordo di questa e delle vite passate,

al mio corpo di Bardo”

(Mantra Madre)

Sembrava un tranquillo pomeriggio di un semplice, quasi banale, lunedì.

Apro gli occhi e, con leggero ritardo sulla tabella di marcia, diamo il via alla giornata: mail, articoli da pubblicare, qualche interazione “social” e un pò di meditazione.

Poi il mantra: le sue vibrazioni iniziano ad inondare il mio studio ed io mi lascio pervadere da questa inebriante energia.

Il corpo chiede di muoversi e si immerge in una danza i cui movimenti nascono dall’interno. Gli occhi si rivolgono spontaneamente all’indietro e il ritmo avvolge, travolge, permea, tutto il mio essere.

Libertà, bellezza, connessione: sono queste le parole che risuonano nella mente e che mi permettono di abbandonarmi totalmente all’esperienza, lasciando che la mente razionale si ritiri e faccia spazio al divino.

Non sei più tu, in quei momenti, ad agire e lo sai. Senti che qualcosa, qualcuno, forse molti, tutto gli yogin e le yogini danzano in te e attraverso te.

Il corpo si muove e l’anima vibra.

Nulla di ciò che appartiene alla tua realtà ordinaria, ora, ha più alcuna consistenza. Tutti i dubbi che affliggono la personalità terrena perdono di consistenza e oggettività: non perchè li svaluti ma perchè, semplicemente, smettono di essere tuoi, smettono di appartenere a qualcuno… perchè quel qualcuno, quando ti lasci essere, semplicemente, smette di esistere.

L’io separato dal tutto, la tua identità, si dissolve e con essa la realtà, così come la percepisci.

Gli eventi smettono di avere il significato che attribuisci loro e diventano semplici episodi, esperienze che accadono, neutri.

E, se l’anima cerca in ognuno di essi un’occasione per evolvere e ricordare, finalmente, chi è, il divino sorride delle gioie e delle tristezze degli uomini, ancora così tanto prigionieri di un sogno, di un gioco, di un processo di costruzione e dissoluzione che loro stessi contribuiscono a tenere in vita e del quale, a seconda delle situazioni, si dolgono o si rallegrano.

Una danza divina, un perpetuo susseguirsi di emozioni, eventi, stati d’animo. Un’alternanza senza fine e senza un fine: questa, in fondo, la vita.

E allora, non ti resta che danzare: danzare gli eventi, danzare la vita, danzare i cambiamenti, danzare, fino a diventare tu stesso la danza della vita.

E così, ancora inebriata dalle note del mantra, mi preparo ad onorare il passato, con tutti i suoi ricordi che, alla luce del presente, sembrano ancor più carichi di aspettative, e a vivere il futuro, nella sua leggerezza, nella sua inconsistenza, nel suo bagaglio di esperienze che ancora non conosco e che, tuttavia, già mi appartengono.

Onore al Divino, dunque, onore al passato, onore al futuro, onore alla vita che saprà guidarci con pazienza, perseveranza e saggezza!

Om namah Shivaya!

Valeria

https://www.youtube.com/watch?v=kJpNMyLTBEI&t=1203s