“L’amore è infatti sia la cosa più fisica che quella apparentemente più spiritualistica che si aggira in noi; attiene in tutto e per tutto al corpo, ma solo quale simbolo, metafora, della persona intera e di tutto ciò che si insinua attraverso la porta dei sensi nel più recondito della nostra anima, per risvegliarla”. (Laou Andreas Salomè)
Il viaggio in treno scorre veloce, merito della bellezza del paesaggio e del libro che mi fa compagnia durante il tragitto.
Salutarsi, seppur con la certezza di rivedersi dopo pochi giorni, non è mai semplice e la mente vorrebbe scacciare quel velo di tristezza che fa stringere lo stomaco.
Filippo dice che è normale, addirittura bella, questa emozione, ma le partenze e gli arrivi continui degli ultimi mesi, mi fanno ora desiderare più che mai una casa, una stabilità, una routine. Almeno per ora, almeno per un pò.
Il nostro week end è stato fantastico.
Un passo indietro, per certi versi, rispetto alla convivenza in Messico, ma tornare – o meglio – sperimentare per la prima volta la vita da “fidanzati” offre ad entrambi la possibilità di conoscerci in un contesto nel quale entrambi ci sentiamo più rilassati e a nostro agio.
E il profumo del mare e la vista delle colline di certo facilitano la possibilità di viverci come se il domani, invece che incertezza, fosse sinonimo di nuovi orizzonti e nuove porte che si aprono.
Come se il domani, fosse la naturale prosecuzione di quella voglia che abbiamo oggi di viverci, ancora una volta, nella nostra inconsueta quotidianità.
Ed è proprio questo assaggio di quotidianità, quel pomeriggio di pioggia in cui trascorri il tempo guardando un dvd sul divano, quel momento in cui si cucina insieme o ci si prepara ad uscire per una passeggiata, quello che ha saziato la fame del cuore, quella richiesta proveniente da una parte di noi che è in cerca di amore, attenzione, affetto, condivisione.
E’ questa la fame che entrambi abbiamo potuto saziare grazie all’incontro con l’altro. Questa la parte di me che, nei mesi in cui ho viaggiato ed esplorato nuovi territori, si faceva talvolta sentire sotto forma di nostalgia.
E’ così che lascio Filippo, con la voglia rinnovata di ritrovarlo e con la certezza che, anche lontani, sapremo sfamare le nostre ombre fameliche senza lasciare che le paure – a tratti affiorate in entrambi – possano allontanare qualcosa di tanto bello e prezioso che abbiamo avuto la fortuna di poter accogliere nelle nostre vite.
Grazie, allora, a te, Filippo. E grazie a tutte le persone che, con affetto, ci sostengono in questo cammino tanto strambo e poco convenzionale, quanto avvincente e meraviglioso: grazie!
Con affetto,
Valeria