La promessa del domani: frammenti di una domenica pomeriggio

“Domenica saremo insieme, cinque, sei ore, troppo poco per parlare, abbastanza per tacere, per tenerci per mano, per guardarci negli occhi”

(F. Kafka)

 

 

Ricordo quella sera, in auto.

I rumori del traffico, il sole che lentamente lascia il posto al buio.

La tua impazienza, la mia serenità.

I tuoi borbottii, il mio tentare di far scorrere il tempo più velocemente, ricercando nella memoria di bambina qualche gioco da proporti.

Una domenica sera qualunque, una coppia qualunque.

Ci lasciamo alle spalle un pomeriggio a passeggio per una città a me sconosciuta e per te carica di ricordi che hai visto dissolversi insieme a quell’edificio ormai in rovina.

Mescolati tra la gente che percorre avanti e indietro la via dei negozi, mi racconti di te e mi porti dentro ad un mondo spesso difficile da penetrare.

E’ il mondo delle tue emozioni, quello che rende il tuo viso più tenero, meno scavato dalle delusioni e dalla stanchezza. Meno ruvido, di nuovo bambino.

Ci scopriamo distanti, amanti di mondi diversi, eppure alla ricerca di quegli stessi piccoli piaceri che nutrono l’anima, che rendono sereno il cuore.

Mi prendi per mano, obbligandomi a correre per riuscire a seguire il tuo passo svelto.

Ci ripariamo in un bar, due persone comuni, due tra le tante. Eppure tutto questo è nuovo per noi.

Non ami la folla, non ami questi momenti. Ma me li doni comunque.

Osservi, decifri, ti muovi in questo nuovo universo. Ne prendi le distanze, ma senti che in fondo, è bello essere lì, essere insieme, lasciarsi nutrire di piccoli frammenti di vita comune.

E nel viaggio di ritorno, quasi senza pesare le parole mi dici: “Una sera ti prendo e ti riporto qui. Lo facciamo in settimana, quando non c’è nessuno e ci godiamo la serata“.

Passerà del tempo prima che ti dica quanto quelle parole hanno significato per me: erano la promessa di un domani, il credere che la vita non sia fatta solo di tanti frammenti disgiunti.

Quelle parole sono state il dono della continuità e la speranza di credere che quel domani – quello che si lascia alle spalle la fugacità dell’attimo – sia davvero possibile.

Con affetto e gratitudine,

Valeria