La non oggettività del reale

IL PARADIGMA DELLA NON-OGGETTIVITA’ DEL REALE

“Cammina sul fermo suolo della non oggettività delle cose”

Milarepa

Tutto è Energia.

Tutto ciò che viviamo è ciò che la nostra stessa mente ha creato.

Questa visione della realtà che sta alla base del pensiero di mistici, filosofi, saggi e yogin di ogni tempo, trova ora conferme nelle scoperte della fisica quantistica e negli studi che sono stati condotti sulla mente umana.

Non esistono massa ed energia, non esistono l’ io e il tu: il dualismo non è altro che un’illusione.

Allo stesso modo, dunque, un pensiero come tale non differisce da qualsiasi altro pensiero e, energeticamente parlando, non c’è nessuna differenza fra la gioia e la tristezza, fra la rabbia e la felicità, tra la gelosia e la fiducia.

Il problema è dovuto alla tendenza ad attribuire giudizi a questi stati d’animo e, tali giudizi, ci portano a considerare alcune esperienze o emozioni come desiderabili ed altre come non-desiderabili. Nel primo caso la sofferenza è dovuta al desiderio e all’attaccamento all’esperienza positiva che vorremmo durasse per sempre, nel secondo caso la sofferenza è dovuta al non saper stare con ciò che non ci piace e all’idea che tale situazione duri per sempre.

Riconoscere che il modo in cui percepiamo la realtà non è altro che un’illusione che abbiamo finito per scambiare con la verità permette di liberarsi dal senso dell’oggettività delle cose che ci porta a sentirci impotenti rispetto a ciò che accade nelle nostre vite, dimenticando che tutto ciò che viviamo è ciò che la nostra stessa mente ha creato.

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I Fil Good è la filosofia della non-oggettività del reale, è uno stile di vita, un modo di essere, è un modo di stare con se stessi, con gli altri e con gli eventi. E’ anche un invito a svegliarci da questo ipnotismo collettivo e “squarciare il velo di Maya”.

Abbracciare il paradigma della non-oggettività del reale, infatti, significa riappropriarsi della responsabilità per ciò che abbiamo vissuto finora ed apprendere come dirigere consapevolmente i propri pensieri per manifestare una realtà di gioia, amore, benessere.

Significa anche imparare a considerare i disagi come patrimoni,togliendo loro le etichette di bello-brutto, buono-cattivo, giusto-sbagliato che sono frutto dei condizionamenti culturali e di una visione del mondo che ha perso sempre più il contatto con le parti più profonde di noi stessi: è arrivato il momento di ritrovare il contatto con la nostra anima e di  risvegliare l’arte di manifestare gli eventi.


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