Voi date ben poco quando date dei vostri beni. E’ quando date voi stessi che date davvero
(Khalil Gibran)
Sembra strano, forse sciocco, ma il momento più “magico” di quest’ultimo fine settimana pesarese è racchiuso in quelle due ore in cui, sola in casa, mi sono ritrovata nei panni della brava massaia e, armata di spugna e asciugamani, ho riordinato il cassetto delle posate e fatto un pò di pulizia in cucina.
Quasi senza accorgermene, quella che è iniziata come un’attività di routine, si è presto trasformata in una vera e propria pratica di consapevolezza.
Il silenzio, intervallato soltanto da qualche verso di Nacho – il cagnolino – e dal suono degli uccellini che si godevano il caldo sole primaverile, era soprattutto un silenzio dell’anima: una sensazione di profonda pace, appagamento e gratitudine che trasforma ogni gesto in un’occasione di incontro col divino.
Ogni posata, ogni cassetto, ogni macchia, era lì per me.
E sciacquare, riordinare, fare spazio e lasciare andare assumevano un significato diverso da quello che hanno quando lavorare significa semplicemente ripetere meccanicamente un gesto mentre la mente vaga in ogni altro luogo possibile, purchè lontano da quello in cui ti trovi in quel momento.
Era da tempo che non mi sentivo così: merito, forse, delle circostanze o delle letture evolutive che ho ripreso da qualche tempo, merito dell’amore che pervadeva la casa o del sole che penetrava dalle finestre: chi lo sa?
Per una volta non ho lasciato che la mente si perdesse in inutili ricerche di senso ed ho permesso a me stessa di godermi il momento e di ritrovare in quei gesti e in quel “dare” e “darmi” all’esperienza, un atteggiamento di devozione e connessione che prova chi vive lo yoga nella dimensione dell’azione e del dono.
Ed è con lo stesso spirito e lo stesso atteggiamento che ho ritrovato nei colori che illuminavano il cielo all’ora del tramonto, il modo in cui Dio, il divino o l’universo, hanno voluto restituire ciò che avevo dato solo poche ora prima.
Con affetto e gratitudine,
Valeria