“Lasciami, oh lasciami immergere l’anima nei colori; lasciami ingoiare il tramonto e bere l’arcobaleno”.
(Khalil Gibran)
La pioggia ci soprende nel bel mezzo della nostra gita fuori porta.
Siamo letteralmente in mezzo al nulla.
Attorno a noi solo campi coltivati e fiori di girasole. Senza sapere esattamente dove ci troviamo e senza riuscire a trovare un riparo dal temporale e dal cielo che, in pochi minuti, diventa minaccioso, proseguiamo in sella allo scooter e vaghiamo per un tempo che sembra infinito.
L’acqua scende sempre più forte e i vestiti completamente fradici si fanno tutt’uno con i nostri corpi infreddoliti.
E’ la terza volta nel giro di pochi giorni che la pioggia ci sorprende e, anche in questo momento, il senso estetico prevale sulla parte razionale che vorrebbe arrivare a casa il prima possibile e scaldarsi con una doccia ed una tisana bollente.
Mi guardo attorno, mi stringo a Filippo: avverto quella sensazione di protezione che ha nei miei confronti e che lo fa sentire responsabile persino delle intemperie metereologiche.
Vorrei stringerlo ancora più forte: non per paura dei tuoni, ma per dirgli che ciò che ci sono e per comunicargli ciò che accade dentro di me.
Vorrei abbracciarlo e fare l’amore in quell’esatto momento.
Vorrei dar vita all’immagine che mi accompagna da quando, incuranti delle nuvole, ci siamo messi in viaggio e che vede me e lui protagonisti della scena.
Vorrei godermi la pioggia per permetterle di alimentare un’immagine che nessun altro cielo avrebbe potuto evocare.
Vorrei che quella sensazione di appartenere al paesaggio e di essere ispirata da ciò che mi avvolge continuasse, ancora e ancora, per poter mettere a fuoco i colori e i profumi che, una volta a casa, proveremo a vivere e che ora, attraverso le mie parole, cerco di comunicare a chi legge.
Ma tutto, anche la pioggia, ad un certo punto finisce.
E allora, quando ormai il sole è tornato alto nel cielo, non ci resta che permettere ai raggi caldi di asciugare i nostri corpi e alla mente di tornare dal suo viaggio e riconnettersi con la realtà.
Siamo a casa, ora. E siamo insieme.
Della nostra avventura restano gli aneddoti e lo scambio di emozioni ed esperienze, restano le immagini, quelle reali, quelle impresse negli occhi e nella memoria.
Resta la meraviglia dell’arcobaleno, arrivato, come nelle migliori favole, dopo la tempesta, resta la voglia di scaldarci reciprovamente avvolgendo i nostri corpo in lunghi abbracci e carezze.
Resta la complicità di una serata trascorsa a cucinare e a indovinare cosa passa nella mente dell’altro.
Resta questo, resta il sogno, resta una realtà che diventerà un ricordo e resta la voglia, il desiderio, di coltivare un amore che sa donare frammenti preziosi che andranno a nutrire il variegato paesaggio delle nostre anime.
Con amore, affetto e riconoscenza a questa lunga pioggia estiva e a chi, giorno dopo giorno, sa trasformare le mie giornate in una cartolina piena di ricordi.
Valeria