E poi arriva un imprevisto, che ti costringe a rallentare, anzi, a fermarti. Ancora meglio: ad aspettare.
Per l’esattezza, ho aspettato quasi 4 ore, vagando su e giù per la Stazione Centrale di Milano: se volete suggerimenti su dove pranzare al prezzo migliore, dopo il mio accurato giro di perlustrazione posso darvi tutte le informazioni che cercate!
E’ stata un’esperienza curiosa quella di ieri. Non era certo la prima volta che mi trovavo in quella situazione (a proposito, ma una volta non erano le donne a fare aspettare gli uomini??!!), ma, mai come ieri, ho avuto l’impressione che quel ritardo fosse quasi un regalo.
Quantomeno, mi sono sentita di viverlo così.
Dopo giorni, forse settimane, in cui faccio e disfo a raffica, in cui sento in me un’energia tale che, se non fosse incanalata in qualche attività costruttiva, rischierebbe di essere dispersa inutilmente oppure di farmi esplodere come un vulcano (!), ecco che mi viene data la possibilità di prendermi un pò di tempo… per non fare nulla!
Ammetto che una parte di me era tentata di tornare a casa, perchè viveva quell’attesa come una perdita.
Per fortuna il nostro modo di leggere gli eventi è qualcosa che dipende da noi, unicamente da noi. Quando l’ho capito, qualcosa è scattato. E mi sono sentita come se fossi in un mondo ovattato, come in una bolla: sentivo di poter scegliere.
Complici il freddo e la pioggia, ho deciso di godermi la mia perlustrazione, di vivere la stazione, di sedermi sulle comode poltroncine della Libreria Feltrinelli, imbattendomi nella conferenza del Prof. Galimberti (lascio alla discrezione di ognuno stabilire se sia stata o meno una fortuna), sfogliando improbabili libri su come diventare una vera business-woman.
Quell’attesa mi ha nutrita, così come la chiacchierata che ne è seguita e mi ha “riscaldata”, così come la tazza di thé che gentilmente mi è stata offerta.
La ciliegina sulla torta è stata questa citazione che ho trovato splendida:
Credo che a tutti noi sia stato consigliato di mantenere rapporti cordiali con la persona che eravamo un tempo, che la si trovi di piacevole compagnia o meno. (Joan Didon)
La Valeria di oggi ringrazia e saluta la Valeria di qualche tempo fa, quella che sono stata per così tanto tempo e che ogni tanto torna a farmi visita.
La prossima volta in cui mi dovessi imbattere in lei, cercherò di ricordarmi di trattarla con il rispetto che merita 🙂
Valeria, anzi, Valeri(e)