“Aveva una sensualità capace di strappare dolcemente, a una a una, le sottili membrane che avvolgono il cuore umano”.
(Haruki Murakami)
Il corpo statuario, i muscoli definiti. Qualche goccia di acqua sul torace ed un sorriso luminoso sul viso.
Pochi attimi, e sono di nuovo vicini.
Lei è felice di rivederlo, felice di trascorrere di nuovo del tempo in sua compagnia, felice di riannodare i fili di un racconto rimasto sospeso.
Ma da dove ripartire? Come racchiudere in poche frasi gli eventi e le emozioni che, come vortice, l’avevano rapita e tenuta lontana nei giorni precedenti? Fin dove spingersi nella narrazione?
Forse la cosa migliore non è raccontare.
Forse è il momento di chiedere. E di ascoltare.
Forse stavolta possono essere le domande ad aprire la pista e a permettere ai fatti di emergere in un modo diverso da quello che avevano immaginato.
Forse c’è la possibilità di spiazzare la mente con una domanda che permette di uscire dalla narrazione automatica di cui entrambi sono un pò prigionieri e che li rinchiude in un ruolo e in un copione già letto, visto, vissuto.
Forse è il momento di giocare, con la mente e non solo.
E’ il momento di lasciare che il corpo parli e che comunichi il reciprco desiderio di stare vicini. E’ il momento di mettere da parte ogni filtro e di sentirsi liberi di assecondare le proprie emozioni, al di là del giudizio.
Troppe volte lei lo aveva visto succedere: troppo spesso aveva visto la paura prendere il sopravvento sull’intuizione, troppo spesso aveva assistito a inutili tentativi di negare ciò che l’anima ha da dire.
Troppo spesso aveva visto il bisogno di tranquillità prevalere sul desiderio di vita e troppe volte aveva visto la scintilla negli occhi spegnersi e, con essa, una parte dell’anima scomparire, addormentarsi, morire.
Lo aveva visto troppe volte. E non aveva ancora imparato ad accettarlo: ancora non era pronta a vederlo scivolare in una vita che non gli apparteneva.
Vicini, in silenzio, solo il rumore dell’acqua in sottofondo: i protagonisti della nostra storia si guardano, si sorridono, si parlano e accidentalmente si sfiorano.Il corpo sa, la mente sa.
L’anima gioca e loro attendono, bisognosi di capire da quale eidola farsi guidare.
Il tempo scorre. Giunge l’ora dei saluti. La storia resta, ancora una volta, in sospeso. Entrambi attendono di scoprire fin dove sapranno giocare e quali contorni assumerà il loro prossimo incontro.
Con gioia, curiosità, coraggio,
Valeria