Tutto ebbe inizio nel bagno turco. E come inizio, già, non c’è male.
Lei è persa nei suoi pensieri, il respiro è profondo e le punte delle dita sfiorano il viso per abbinare agli effetti benefici della spa quelli dell’EFT. Ha gli occhi chiusi e, in ogni caso, il vapore non le permetterebbe di vedere cosa succede attorno a lei.
Non si accorge nemmeno che il ragazzo che le rivolgerà dopo poco la parola è lo stesso che ha appena fatto un gesto galante verso di lei nella vasca idromassaggio.
<<Ma tu sei la ragazza di prima?>> Chiede lui. E, senza aspettare la risposta, prosegue: <<Col tuo sorriso hai illuminato la sala>>.
Lei decide che è il caso di tornare immediatamente nel qui ed ora per provare ad abbinare a quel corpo statuario e a quella voce che rivela origini “straniere”, un viso e magari anche un nome.
In breve tempo, i due scoprono di avere molto in comune e così, complice quel pizzico di leggerezza che non la fa mai contare fino a 10 prima di parlare, lei si accorge solo a cose fatte di avergli appena proposto di continuare la loro coinvolgente chiacchierata a cena.
La scena, quindi si sposta al ristorante.
La serata scorre veloce e i due parlano di arte, filosofia, cinema, viaggi. La conversazione fluisce con piacevole naturalezza.
<<Ora devo proprio andare>> dice lui con sollievo del cameriere che da un pò aveva iniziato a riordinare la sala facendo così velatamente notare loro che era ora di chiudere il locale.
<<Sì, anche per me si è fatto tardi>>, conferma lei.
E nel dirlo, nel prendere atto che era arrivato il momento dei saluti, lei si accorge di non provare alcun attaccamento per quel momento, per quella persona, per quell’esperienza. L’esperienza è stata perfetta così com’era, è proprio il suo essere una partentesi che la rende così affascinante.
E’ l’imprevedibilità dell’esperienza ciò che l’ha resa significativa.
E’ l’aver colto o creato un’opportunità, l’aver introdotto nel quadro della sua vita – che a volte le appare come un disegno già scritto – una “x” fuori programma, è respirare la possibilità che la vita non dipenda tutta dalle sue possibilità di controllo o di previsione che le fa vivere quell’incontro come un regalo.
E’ stata la Valeria che c’era seduta a tavola – più che quella che ha proposto al bell’artista vicentino – la vera sorpresa della serata. E’ stata lei la mia vera scoperta. E’ quella Valeria ad essere nuova, inedita.
Sono le diverse Valeria che emergono ogni volta in cui cambia il contesto, in cui cambia scena, in cui cambia la cornice quella che “la Valeria-che-sono-sempre-stata” è curiosa di conoscere e incontrare.
Sono curiosa di incontrare me stessa, di scoprire chi sono. E non posso che farlo grazie all’incontro con l’altro, con gli altri, con la diversità, posso farlo prendendo atto del modo in cui gli altri mi vedono e grazie all’immagine che mi restituiscono di me stessa.
Posso scoprire chi sono immergendomi in nuovi contesti e lanciandomi in nuove avventure, nuove esperienze. E lasciando che il testimone osservi ciò che accade, che mi osservi trasformarmi e reinventarmi.
Posso conoscere chi sono realmente lasciandomi essere autenticamente attrice.
E’ l’aver fatto incursione per qualche ora nella vita di un perfetto sconosciuto, l’immaginarsi come lui la veda, quale delle tante Valeria ha vissuto e quale si porterà nella memoria, è il chiedersi quale “sapore” lui lascerà nella sua vita che ha reso speciale questo incontro.
E’ sapere che questa serata potrà essere una porta che si apre o una semplice partentesi e non provare attaccamento per nessuna delle due possibilità che mi lascia la sensazione della libertà e dell’aver vissuto questa serata nella versione migliore di me, ovvero: con consapevolezza.
Namastè