“Molti uomini, come i bambini, vogliono una cosa ma non le sue conseguenze”.
(José Ortega Y Gasset)
C’è un mondo meraviglioso.
E’ un mondo fatto di personaggi fantastici, di paesaggi incantevoli. Un mondo in cui le normali leggi della fisica sono sovvertite e in cui la fantasia e l’immaginazione hanno il potere di generare alternative che la mente razionale ancora non contempla.
Sto parlando del mondo onirico, quello in cui i confini tra realtà e finzione sfumano e la quotidianità diventa un variegato bacino da cui attingere per lasciare, poi, che la nostra interiorità si sbizzarrisca e che la parte più profonda ci invii preziosi messaggi.
Questo è il mondo dei sogni. Ma i sogni non sono solo questo.
I sogni sono anche progetti, idee, speranze che prendono vita e diventano materia via via che crediamo nella loro realtà.
I sogni sono la manifestazione concreta della nostra unicità, della nostra capacità di esprimerci, della creatività che si risveglia attraverso le pratiche meditative.
I sogni sono ciò a cui aneliamo, ciò che ci dà la forza per perseverare nei momenti difficili e ciò che ci ammalia e ci fa fare, a volte, qualche pazzia.
I sogni sono desideri, diceva la Fata di Cenerentola.
Ma allora, perchè ci viene detto di fare attenzione a ciò che desideriamo? E, soprattutto, di non dare per scontato che ciò che vogliamo sia anche ciò che è meglio per noi?
La domanda, non nuova, si riaccende dopo la consulenza filosofica di questo pomeriggio, durante la quale il mio consultante si chiede cosa accade quando le persone non riescono a raggiungere i loro sogni.
Spiazzata dalla formulazione di questa “pregunta” (una delle poche parole di spagnolo che ormai padroneggio!) che, invece che focalizzarsi sul lato positivo della medaglia pone l’accento sul negativo, chiedo al mio compagno di indagine se tale interrogativo abbia per lui una valenza generica (si riferisca, cioè, alle persone in generale) oppure se sia un dubbio che lo riguarda in prima persona e, come poi confermerà, che lo mette davanti alla difficoltà con cui quotidianamente si imbatte, di relazionarsi a persone che, sintetizzando, possiamo definire frustrate.
La consulenza prosegue evidenziando gli elementi che, a prescindere dall‘umore dell’altro, possono facilitare o rendere più arduo essere in relazione con l’altro e ci spingiamo a chiederci cosa renda una relazione autentica.
Un altro tema affrontato è quello del rapporto tra emotività e pensiero, ovvero, quanto un’emozione possa compromettere la nostra capacità di riflettere e, viceversa, quanto, grazie ad un dialogo come il nostro, il raziocinio possa contenere un’emozione e ridare alla persona equilibrio, serenità e capacità di parlare del tema che la turba con quel distacco che, spesso, è indice di saggezza.
L’obiettivo, in questo caso, non è quello di reprimere un’emozione o un vissuto, ma di viverlo pienamente senza tuttavia lasciarci dominare da esso.
Il discorso è, al tempo stesso, ampio e profondo: oscillando tra esempi di vita quotidiana ed astrazioni tipicamente filosofiche, arriviamo presto alla fine della sessione.
Il compito che propongo per la prossima settimana è ripartire dalla domanda iniziale, volgendola però in positivo e provando poi a dare una sintetica risposta.
Altra cosa che chiedo è rispondere a questa domanda: “Cosa accadrebbe se i miei sogni si realizzassero?“.
Mi fa piacere vedere nello sguardo dell’altro un sorriso ed un atteggiamento accogliente che conferma – almeno credo – la sensazione che provo, cioè quella di aver fatto un buon lavoro e di aver voglia di riprendere presto il filo del dialogo.
Resta una domanda che, per ragioni di tempo e per scarsa tempestività, non ho fatto: arriverà un momento in cui potremo dire di aver realizzato tutti i nostri sogni?
Detta altrimenti: il processo del desiderare è infinito e, quindi, la felicità o la tristezza che proviamo quando un sogno si realizza o quando, al contrario, la realtà non soddisfa le nostre attese, sono da ricondurre ad ogni singolo caso piuttosto che ad un ipotetico momento in cui tutto, magicamente, andrà secondo i nostri piani?
Lasciando in sospeso, almeno per ora, queste due domande, ringrazio per la bella opportunità di confronto e condivisione e rinnovo l’invito a tutti gli Amici italiani di prenotare una sessione individuale di consulenza filosofica per godere del piacere del pensare con l’altro.
Con affetto e gratitudine,
Valeria