Non solo domande: tanti pre-testi per la pratica filosofica

 

 

Chi dice che la consulenza filosofica sia un’opzione a disposizione di quanti abbiano un problema da risolvere, probabilmente ne mette in luce un aspetto parziale (e forse quello che maggiormente avvicina questa pratica alla psicologia o al counselling), trascurando un’altra, stimolante, possibilità di intendere questo particolare dialogo.

Non sempre, infatti, chi si rivolge al filosofo è mosso da una questione esistenziale o da un dubbio o dal disagio o da una motivazione contingente.

Capita invece più spesso di quanto si sarebbe portati a credere che sia la voglia di mettere in gioco il proprio pensiero e il desiderio di ritagliarsi uno spazio e un tempo da deicare all’esercizio del pensiero, allo sviluppo delle abilità di ragionamento e alla riflessione su aspetti diversi del vivere umano, ciò che spinge alla ricerca del consulente filosofico.

Oggi, per esempio, Giovanna* ed io, siamo partite da un’immagine, quella di un cerchio di luce gialla circondato dal rosso e da un vortice blu scuro e verde, a cui erano abbinate la parola Terra e la parola Vivere.

Primo passaggio, comporre tre domande che sono sorte in lei dopo aver visto la figura e, successivamente, scegliere quella che a cui avrebbe voluto rispondere.

Domanda di partenza: “Può la voglia di vviere scaturire da qualcosa di molto oscuro?”.

Seguendo il suggerimento della logoanalisi, abbiamo trovato una definizione delle espressioni “voglia di vivere” e “oscuro“, provando, quindi, a sostituire queste definizioni nella domanda originale.

Risultato ( a cui siamo pervenute dopo una serie di passaggi): la scoperta che si possa arrivare a compiere azioni che gratificano il sè e che ne permettono la piena espressione (sintesi del concetto di voglia di vivere), tanto a partire da una dimensione estetica (il lato positivo dell’oscurità), quanto da una sensazione di soffocamento (la sua versione negativa), come quando siamo portati a prendere una decisione importante perchè troviamo la situazione di partenza opprimente.

E’ chiaro, dunque, che siamo arrivati a confrontarci con l’interiorità del consultante, con la sua soggettività, con i riflerimenti a cui la mente si appiglia per poter elaborare una definizione o proporre un esempio. Ma lo abbiamo fatto senza giudizi di valore e senza voler provare ad interpretare.

E’ piuttosto l’ascolto, infatti, che guida la pratica e non c’è mai un modello di giusto/sbagliato o sano/malato a cui rifarsi.

Perculiarità della pratica filosofica, infatti, è la possibilità di esplorare l’esperienza e viverla, come se fossimo i primi esseri umani a farlo e, quindi, portando con noi l’audacia del navigatore e la curiosità del bambino.

E, altro elemento distintivo, è l’individuazione di un tema filosofico, in questo caso, quello della volontà. Proprio come la forza che, dall’interno, il pulcino esercita per farsi strada nel mondo, l’idea di volontà che mette più a suo agio la mia interlocutrice, è quello di una spinta che scaturisce dall’interno e che rappresenta la naturale espressione di un allineamento tra corpo, mente, cuore ed anima.

E’ da qui, stabiliamo, che hanno origine le azioni efficaci, quelle che producono una trasfromazione senza imporre alcuna forzatura a chi le compie.

Ed è con questa immagine e con un esercizio che serve per tornare sul tema a mente più distaccata e a creare continuità tra una sessione e l’altra, che ci salutiamo.

Grazie, dunque, ai consultanti che offrono sempre spunti interessanti e che stimolano la mia curiosità intellettuale!

Con l’augurio possa essere occasione di pratica,

Valeria

Prossime occasioni di pratica filosofica individuale:

 

*il nome è stato alterato per motivi di privacy