“La suprema condotta è assenza di sforzo” (Tilopa)
Strana atmosfera ieri al corso di marketing: parlavamo, lavoravamo, ci confrontavamo, ridevamo, proprio come facciamo abitualmente. Eppure c’era qualcosa di diverso.
C’era come un non-detto, una sensazione di pelle che tutti avvertivamo ma a cui era difficile dare un nome.
Era un pò come sentirsi dentro ad una bolla: i raggi del sole che penetravano dalle griglie abbassate hanno reso l’aula accogliente ed intima ed anche i rumori della vicina Stazione Centrale sembravano meno invadenti.
Ma la vera differenza era nella qualità dell’energia che circolava tra noi: ognuno era presente in ciò che faceva, ma con lo sguardo rivolto all’interno.
Dopo pranzo avevo guidato una breve meditazione: pochi minuti, qualche respiro ed alcune suggestioni nate dai discorsi dei giorni precedenti. Non c’è stato bisogno di molto altro per accompagnare i miei compagni di corso nel mondo dei simboli, delle immagini, dell’anima. E le risate e l’imbarazzo che hanno caratterizzato i primi momenti della pratica hanno presto lasciato il posto ad un’apertura che mi piace leggere come segno di disponibilità e fiducia.
E quando ti apri, quando permetti all’altro (a me, alle mie parole, alla meditazione stessa) di entrare, le cose accadono. Le nostre azioni non fanno altro che dare alle cose la possibilità di manifestarsi, di prendere vita: tu sei il canale, ma le cose accadono da sè.
Ed accadono sempre, che tu te ne renda conto o meno.
Forse è proprio questo il senso della pratica di ieri: lasciare che tutto si compia, stando nel piacere, nell’assenza di sforzo, nella consapevolezza che l’esterno altro non è che lo specchio di ciò che sei nel tuo intimo, delle tue paure, delle speranze, delle gioie, delle aspettative.
La nostra pratica è durata solo pochi minuti: tanto è bastato a legare le nostre anime con un filo. Da questo momento stiamo camminando insieme, nel mondo del marketing e nel mondo dell’anima.
Valeria