La conquista della felicità

Fintanto che godono di buona salute e hanno di che nutrirsi sufficientemente, gli animali sono felici. Gli esseri umani dovrebbero esserlo, parrebbe, ma nel mondo odierno non lo sono, per lo meno nella grande maggiornaza dei casi. Se siete infelice, probabilmente siete preparato ad ammettere di non rappresentare per questo un’eccezione. Se siete felice, chiedetevi quanti dei vostri amici lo sono. E quando avete passato in rassegna gli amici, imparate l’arte di leggere sui visi della gente; cercate di penetrare nello stato d’animo di coloro che incontrate durante il giorno.

Vi è un segno su ogni viso in cui mi imbatto.  Segni di debolezza, di afflizione,

dice Blake. E l’infelicità la incontrerete ovunque, sebbene sotto aspetti diversi. Supponete di essere a New York, la più tipicamente moderna delle grandi città. Fermatevi in una stada affollata durante le ore di lavoro, o lungo una passeggiata nei giorni festivi, o in un locale da ballo alla sera; sgombrate la mente dal vostro io e lasciate che, una dopo l’altra, le personalità di quegli ignoti si impadroniscano di voi. Vedrete che ognuna di quelle folle diverse ha i suoi particolari dispiaceri. Nella folla delle ore di lavoro riconoscerete l’ansietà, un’eccessiva concentrazione, la dispepsia, la mancanza di interesse per tutto quanto non sia la lotta per la vita, l’incapacità di divertirsi e di rendersi conto dell’esistenza dei propri simili. Lungo una passeggiata nei giorni di festa incontrerete uomini e donne, tutti esenti da preoccupazioni finanziarie e, alcuni molto ricchi, occupati nella ricerca del piacere. Questa ricerca è condotta da tutti a un passo uniforme, al passo dell’automobile più lenta del corteo; è impossibile vedere il nastro della strada, tanto è gremito di automobili, o il panorama circostante, perchè a distrarsi guardando di lato si rischierebbe di provocare un incidente; tutti gli occupanti di tutte le automobili sono assorti nel desiderio di sorpassare le altre automobili, ciò che non possono fare a causa dell’affollamento;  se le loro menti si distraggono da questa preoccupazione, come capita talvolta a coloro che non stanno al volante, un’indicibile noia li coglie, imprimendo nelle loro fisionomie una meschina espressione di scontento. Una volta tanto un’automobile carica di gente di colore porterà una nota di genuina allegria, provocando però l’indignazione altrui per la sua andatura disordinata, e finirà, in seguito a un incidente, nelle mani della polizia: essere allegri in un giorno di festa non è cosa lecita.

(tratto da: Bertrand Russell, La conquista della felicità)


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