“Il rispetto nasce dalla conoscenza, e la conoscenza richiede impegno, investimento, sforzo”.
(Tiziano Terzani)
Che cos’è il rispetto?
Una comunità di ricerca ancora animata dal dialogo della scorsa settimana, si rtirova per il corso di formazione docenti sul metodo idedeato da M. Lipman.
Tema della sessione odierna sono i valori: quelli che guidano le azioni di ognuno di noi e quelli che la comunità stessa condivide.
E il rispetto risulta essere in cima alla lista.
Rifacendomi al modello del dialogo socratico, chiedo quindi ai partecipanti di individuare un esempio che possa mettere in luce un aspetto specifico del termine.
Il riferimento all’esperienza è infatti un ottimo metodo per calare un concetto astratto – il cui significato risulta forse ancora sfumato – nel vissuto individuale e, così facendo, renderlo più definito.
Dopo pochi interventi emergono subito due aspetti del rispetto: quello verso se stessi e quello verso gli altri, che sta alla base di relazioni costruttive e in grado di portare la persona a crescere e migliorarsi.
Ma come è possibile rispettare se stessi nella relazione?
La mia domanda ha lo scopo, ancora una volta, di passare dal concetto astratto a qualcosa di tangibile, che permetta ai membri della CdR di tornare a se stessi e di verificare se ci sia coerenza tra ciò che pensano e le loro azioni. Importante, infatti, è restare ancorati al presente, a se stessi per evitare che il dialogo resti un puro esercizio intellettuale.
Come nelle sessioni individuali, infatti, anche nei laboratori filosofici, l’esercizio del pensiero è trasformativo nel momento in cui diventa reale occasione per guardarsi allo specchio e prendere coscienza di chi siamo.
Ecco perchè, quando una corsista afferma che rispettare se stessi significa essere liberi di dire ciò che si pensae, chiedo chi, tra gli altri partecipanti, abbia un esempio che possa confutare questa tesi: perchè, l’esercizio filosofico, richiede di non dare per scontato ciò che appare assolutamente condivisibile.
Sembra infatti che proprio le affermazioni che sentiamo più “nostre” possano risultare meno evidenti di quanto appaiano.
Arriviamo, quindi, al punto di contatto tra il rispetto di sè e quello dell’altro e ciò che emerge, come risultato di un processo di co-costruzione del sapere, è che ogni relazione ci chiede di metterci costantemente in ascolto per stabilire, di volta in volta, un confine tra le libertà individuali e quelle collettive.
E tale confine può rappresentare una barriera o una soglia a seconda della disponibilità di entrambi di mettersi in gioco, uscire dal proprio io e vivere la relazione come luogo di espressione di sè, come esercizio di trascendenza e opportunità per risvegliare potenzialità e competenze di volta in volta inedite.
Ci lasciamo, come sempre, con un esercizio che permette di tornare, a mente fredda, sul lavoro svolto e riflettere, ancora una volta, sulla coerenza che c’è tra le idee e le azioni.
A settimana prossima, dunque, con l’ulimo incontro del percorso!
Grazie a tutti i membri di questa numerosa CdR e buon week end a tutti,
Valeria