“Non camminare dietro a me, potrei non condurti. Non camminarmi davanti, potrei non seguirti. Cammina soltanto accanto a me e sii mio amico”.
(Albert Camus)
<<La filosofia insegna ad agire, non a parlare>> diceva Seneca.
Ma che cosa significa davvero questa frase e come, questa accezione del filosofare, si riverbera nella pratica filosofica e nella consulenza individuale?
La consulenza filosofica è una modalità di interazione tra due individui che ha caratteristiche proprie, obiettivi specifici ed una sua metodologia.
Spesso viene presentata da chi la propone come qualcosa di affine al counselling e, almeno in parte, alcuni tra i fondatori di questa pratica, hanno avallato tale percezione.
Tuttavia, la persona che si rivolge al filosofo e chiede di confrontarsi con lui, non è necessariamente mossa da un problema e non sempre si trova, per dirla con Lou Marinoff, autore del best seller “Platone è meglio del Prozac!“, imbrigiliata in una situazione da cui non sa come uscire o che non sa come gestire.
La consulenza filosofica risponde piuttosto ad un’esigenza diversa: quella di confrontarsi con temi universali che ci riguardano in quanto esseri umani e animali razionali. Per questo in consulenza si parla di vita e di morte, di etica, religione o politica.
Spinti da curiosità intellettuale o sollecitati da un evento personale, gli esseri umani si interrogano su ciò che accade o su quanto vedono e vivono.
Confrontarsi con il filosofo permette di portare alla luce (dis-velare) le porpie idee – riflesse o irriflesse – di mettere in gioco la propria visione del mondo – consapevole e ponderata oppure semplicemente data per acquisita senza essere stata sottoposta ad esame – e, in untima analisi, di esercitare quella abilità che ci distingue da tutti gli altri esseri viventi: la razionalità.
La consulenza filosofica nasce dunque come tentativo di rispondere a questa esigenza peculiarmente umana e potremmo dire che il filosofare stesso, così inteso, ci rende umani.
Il filosofo consulente, in questa prospettiva, non è il terapeuta che guida il cliente (o ospite o consultante) verso la soluzione di un problema e nemmeno offre un distillato di saggezza recuperato nei testi degli antichi: egli, piuttosto, ci invita a ragionare, ad allenare la mente, a metterci in gioco in quanto esseri razionali.
Il filosofo consulente, grazie alle sue competenze, aiuta il consultante ad orientarsi tra i suoi pensieri, a prendere coscienza della complessità dei fatti e della molteplicità delle possibili prospettive sul tema.
Il filosofo, inoltre, supporta nella ricerca ed offre un metodo per esplorare la realtà con ordine e rigore.
Ed è proprio questo, è questo modo di approcciarsi alla realtà e di lavorare con il pensiero e sul pensiero che, nel tempo, risulta trasformativo e che può avere, come effetto collaterale, quello di permettere al consultante di rapportarsi ai problemi o agli eventi che lo portato a lui, con uno spirito diverso, con maggiore consapevolezza ed elasticità, con più forza e fiducia.
Perchè l’esercizio del pensiero ci rende in grado di stare con le nostre fragilità, di osservarle ed accettarle. Filosofare, dunque, ci rende in grado di viverle e di vivere.
La peculiarità della consulenza filosofica, quindi, è proprio questa sua capacità di educare il pensiero e di stimolare la riflessività senza che questo abbia come obiettivo primario la risoluzione di un problema o il raggiungimento di un obiettivo.
In una società come la nostra, ossessivamente focalizzata sul fare, sull’avere e sull’ottenere, sul lavorare per obiettivi e con ritmi serrati, la consulenza filosofica si pone perciò come una sfida: dedicare del tempo al filosofare, infatti, è tanto un lusso quanto una necessità.
Il filosofo consulente, inoltre, non giudica il contenuto, ma offre delle chiavi di lettura e degli strumenti che il cliente, attraverso l’esercizio e la pratica, interiorizza e che riesce a trasformare in competenze acquisite che è in grado di esercitare autonomamente nella sua quotidianità.
Non ultimo, la relazione che lega consulente e consultante, per quanto intrinsecamente impari, per via delle competenze e dell’esperienza che il primo possiede e per via del rapporto di richiesta-prestazione che connota l’esercizio della consulenza filosofica in quanto professione, è una relazione di amicizia (filìa), ovvero, di crescita, apertura e confronto che conduce al miglioramento di sè e del mondo che ci circonda.
Con l’augurio che ciascuno possa circondarsi di veri amici e con la speranza che i percorsi di FilosofiaAmica possano contribuire a creare relazioni sincere e profonde, che ci permettano di sprigionare la parte migliore di noi stessi, ringrazio tutte le persone che rendono tanto bello e arricchente il mio lavoro.
Con affetto e gratitudine,
Valeria
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