Erasmo Da Rottherdam, Elogio Della Follia

SAGGEZZA DELLA FOLLIA

“E adesso, fatte le lodi della mia forza e del mio zelo, vi loderò anche la mia saggezza. Vi sarà certo chi dirà che è come mischiare l’acqua con il fuoco; ciò nonostante, se mi presterete ascolto attentamente, come avete fatto finora, anche stavolta riuscirò nel mio intento.

Anzitutto: se la saggezza risulta dall’esperienza, chi è più meritevole dell’appellativo di savio: colui che di solito si chiama così e che, un pò per ritrosia, un pò per timidezza, non riesce ad intraprendere nulla, oppure il folle, che non bastano a trattenere nè la timidezza – perchè non ne ha – nè il pericolo – perchè non lo sa valutare? Il saggio cerca rifugio nei libri degli antichi da cui non cava che sottigliezze verbali. Il folle, invece, non esitando ad affrontare situazioni pericolose, raggiunge, se non sbaglio, la saggezza vera. Cosa, del resto, che anche Omero, benchè cieco, sembra aver visto, quando dice: <<Lo stolto impara dai fatti>>.

Due ostacoli soprattutto impediscono una precisa cognizione delle azioni da compiersi: uno è la ritrosia, che ottenebra l’animo; l’altro è il timore, il quale rappresentando con evidenza il rischio, scoraggia l’azione. Ma di questi due ostacoli giova ottimamente a liberarci la Follia. Pochi dei mortali si rendono conto quanti vantaggi conduca con sè il non provar mai vergogna e non retrocedere davanti ad alcun rischio. Se poi preferiscono la saggezza, vale a dire una prudente valutazione delle circostanze del momento, guardate un poco quanto ne sono distanti proprio coloro che affermano di possederla nel più alto grado.

Anzitutto è un dato di fatto che le cose umane, come i Sileni di Alcibiade, hanno due aspetti, completamente diversi, tanto che ciò che, dall’esterno, è morte, se si esamina dall’interno, è vita; e, viceversa, ciò che sembra vita, è morte. Ciò che sembra bello, si rivela deforme, ciò che sembra ricco misero, ciò che sembra infame glorioso, il dotto può rivelarsi ignorante, il forte debole, il generoso ignobile, il lieto triste, la prosperità avveristà, l’amicizia odio, il giovevole nocivo; insomma, aprendo il Sileno, trovi ogni cosa repentinamente mutata nel contrario.

Se a qualcuno sembra che le mie parole siano troppo filosofiche, per costui parlerò in modo più accessibile. Chi dirà mai che un re non sia ricco e padrone di ogni cosa? Ma se il suo animo è ignaro dei beni dell’animo e se non può mai saziare la concupiscienza, non lo si dovrà chiamare poverissimo? Se ha l’animo in balia di molti vizi, non è forse pari al più ignobile dei servi? Si potrebbe continuare a filosofeggiare allo stesso modo per molto tempo ancora; ma io credo che questo esempio basterà””.

(Erasmo da Rottherdam, Elogio della Follia) 


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