Aristotele e l’Amicizia: dalla filosofia antica istruzioni per l’uso!

Quante volte ci è capitato di sentirci traditi da quelli che pensavamo fossero nostri amici? Quante volte abbiamo investito sentimenti ed energie in un rapporto che poi si è rivelato avere un peso ben diverso per l’altra persona?

Più spesso di quanto si creda, nelle opere dei filosofi antichi vengono prese in considerazione tematiche che si rivelano fortemente attuali e, nonostante la distanza temporale, le lucide analisi e i consigli di questi pensatori sono più che mai moderni ed applicabili nella nostra vita. E’ il caso di Aristotele, che dedica all’amicizia ben due libri dell’Etica Nicomachea. Egli affronta questo tema nell’ambito di una serie di riflessioni sull’etica e sulla politica, a riprova del fatto che nell’antichità l’amicizia veniva considerata come fonte di arricchimento personale e come bene per l’intera comunità, tanto che il filosofo afferma che anche l’uomo felice ha bisogno di amici:

Sembra assurdo attribuire all’uomo felice tutti i beni e non attribuirgli gli amici, il che è ritenuto generalmente il più grande dei bei esteriori.

Aristotele classifica minuziosamente le forme di amicizia, i motivi che portano al crearsi di nuove amicizie e quelli che ne determinano la rottura. La prima forma di amicizia tra due persone è quella che nasce a causa dell’utilità, che porta a ricercare la compagnia dell’altro in quanto questi ci permette di raggiungere un determinato fine; la seconda è quella che nasce a causa del piacere, per cui la compagnia dell’altro ci è gradevole; la terza, quella che si fonda sulla bontà,  è definita come amicizia perfetta, poichè in questo caso due persone si amano per se stesse, per il loro intrinseco valore morale.

Nei primi due casi, Aristotele parla di amicizia accidentale, poichè la piacevolezza e l’utilità del rapporto ne rappresentano qualità temporanee e mutevoli.

Dunque, coloro che amano a causa dell’utile, amano a acausa di cil che è bene per loro, e quelli che amano per il piacere lo fanno per ciò che è piacevole per loro, e non in quanto l’amato è quello che è, ma in quanto è utile o piacevole. per conseguenza queste amicizie sono accidentali (…). per conseguenza le amicizie di tale natura si dissolvono facilmente.

Al contrario se l’amicizia si fonda sulla bontà, allora il rapporto sarà durevole e profondo:

L’amicizia perfetta, invece, è l’amicizia degli uomini buoni e simili per virtù: costoro, infatti, vogliono il bene dell’altro, in modo simile in quanto sono buoni, ed essi sono buoni per se stessi. Coloro che vogliono il bene degli amici per loro stessi sono i più grandi amici (…).

Parole come queste ci inducono a riflettere sui legami che abbiamo attualmente. Prima di tutto per prendere coscienza di quelle persone che possiamo realmente definire nostri amici e chiederci se ci stiamo comportando correttamente, coltivando l’amicizia verso di loro come una virtù, assumendoci la responsabilità di mostrare loro dove sbagliano e cercando noi stessi per primi di trarre dai loro pregi nuovi stimoli per migliorarci…essere amici non significa far credere all’altro che abbia sempre ragione, ma cercare insieme di prendere atto dei propri limiti e dei propri sbagli per evitare, se possibile, di ripeterli in futuro!

Viceversa dobbiamo anche prepararci ad affrontare eventuali allontanamenti da parte di persone con cui abbiamo condiviso un certo tratto della nostra vita, ma con le quali eravamo legati solo dalla piacevolezza della loro compagnia, magari dalle uscite del fine settimana, ma con cui non abbiamo intrapreso un percorso di evoluzione intellettuale o spirituale. Ancora una volta Aristotele ci viene in aiuto. Innanzitutto ricorda che l’amicizia implica la consapevolezza del tipo di rapporto da parte di entrambi i membri e spesso è propriouna mancanza di chiarezza circa i motivi che ci legano all’altra persona che può dar luogo a fraintendimenti e delusioni; quindi ci fa riflettere sul fatto che le vere amicizie, quelle perfette, si possono coltivare solo con un ristretto numero di persone, con le quali instaurare un legame autentico e profondo, che implica anche lo stimolarsi e il crescere isieme:

Si ritiene poi che diventino anche migliori col mettere in atto l’amicizia, cioè correggendosi a vicenda.

Proprio per questo il filosofo afferma che la vera amicizia possa essere rotta solo se le due persone arrivano a livelli di maturazione molti diversi, per cui risulta difficile mantenere una comunanza di intenti e favorire la crescita reciproca. D’altra parte è dovere del buon amico, nel rispetto dell’amicizia stessa, fare ogni sforzo per aiutare l’altro nel suo percorso evolutivo. Non così negli altri due casi, poichè se l’amico non è più in grado di offrire utilità o piaceri, causa dell’amicizia stessa, questa sarà destinata a finire naturalmente.


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