Il Cibo tra mito e meditazione

Di seguito, un estratto dall’ultimo libro di Selene Calloni Williams, mia Insegante alla Scuola di Nonterapia, “Il cibo del risveglio, mangiare come rituale sciamanico di comunione con l’invisibile”.

 

“Ogniqualvolta una forma naturale si disfa, una manifestazione della bellezza si dissolve.

La bellezza nella natura ne esprime il carattere sacro: la capacità di darsi e svanire. Non è possibile immaginare qualcosa di più bello del darsi. la natura è bellezza perchè il il darsi, è l’amore.

Ogni volta che la bellezza si disfa, l’amore si presenta come pura energia, poichè l’amore è il lato della bellezza che resta invisibile allo sguardo esteriore.

Mangiare è assaporare l’amore in tutte le sue forme.

L’amore è il sentimento contenuto in ogni emozione. Non esiste emozione che non sia una variante, una condizione, un aspetto dell’amore.

Ogni mito che narra della nascita di un alimento, è un mito che parla dell’amore.

Così il titano Sykeus (da syke, fico in greco), per sottrarsi a Zeus, che lo stava inseguendo, si rifugiò presso la madre Gea, la terra. Dal proprio grembo allora Gea fece sorgere l’albero che porta lo stesso nome del figlio e le sue medesime caratteristiche di dolcezza.

L’ulivo nasce come gesto d’amore della dea Atena nei confronto degli uomini. Si narra infatti, che Poseidone e Atena si contesero la sovranità dell’Attica e nella loro lotta fecero a gara a chi avrebbe offerto il dono più bello agli umani. Poseidone, colpendo con il tridente la roccia dell’Acropoli, fece sorgere dalla terra il cavallo coraggioso e veloce, che avrebbe potuto vincere tutte le battaglie. Mentre Atena, colpendo la terra dell’Acropoli con la propria lancia, fece scaturire da essa l’albero dell’ulivo per guarire/lenire le ferite degli umani e per dare loro nutrimento e protezione. Zeus attrbuì la vittoria alla creazione di Atena, che da allora divenne la dea di Atene.

La cannella addirittura è legata al mito della rigenerazione, della morte e rinascita, che in modo diretto esprime il darsi per creare oltre se stessi. La fenice, uccello originario dell’Arabia, sacro presso gli antichi Egizi, si faceva un nido con la cannella e i ramoscelli delle più pregiate piante balsamiche, poi si adagiava nel nido attendendo che i raggi del sole lo incendiassero. Quindi bruciava con il suo nido e dall’incendio si sprigionava un profumo intenso di cannella misto agli aromi dei legni pregiati. Dopo nove giorni, dal cumulo delle ceneri la fenice rinasceva e,a limentata dal sole, in tre giorni cresceva diventando una grande fenice, forte, radiosa, potente.

Il mito si rivive assaporando il cibo e tutti i miti portano in essere emozioni e tutte le emozioni sono emozioni dell’amore.

Preparare il cibo, mangiare e assimilare con consapevolezza è anche sentire a quale emozione si lega in noi l’odore, il colore, la consistenza del cibo e soprattutto il suo sapore. Questa meditazione ci restituisce un rapporto profondo con il nostro cibo e con la natura da cui esso provienem ci guarisce da tutti i disturbi dell’alimentazione e fa sì che ciò di cui ci nutriamo non ci danneggi, ci permette di ritrovare un rapporto più armonioso possibile con il nostro corpo e con tutto ciò che introduciamo in esso, con la vita e con la morte.

Meditare sulle emozioni che il cibo sprigiona mentre lo tagliamo, lo mastichiamo, lo digeriamo ci aiuta a mangiare in modo più equilibrato e più sano.

La persona che medita mangiando non ingrassa e non si ammala a causa del mangiare”.

(Selene Calloni Williams, Il cibo del risveglio)