Yoga: la consapevolezza in azione

“La tua visione diventa chiara solo quando guardi dentro il tuo cuore. Chi guarda fuori, sogna. Chi guarda dentro, si sveglia”.

(Carl Gustav Jung)

 

Salgo sul traghetto giusto un attimo prima che lasci l’isola. Sembra un dejavu 😉

Pochi giorni, quelli appena trascorsi all’Elba, ma particolarmente intensi, dal punto di vista fisco ed emotivo.

L’arrivo, preceduto dal triste incidente della gattina Aria, ha avuto il sapore un po’ amaro di chi si sente impotente e un po’ d’intralcio.

Ma nulla accade per caso.

E allora, meditazione dopo meditazione, via via che l’ambiente nuovo diventava familiare e che il profumo del mare invadeva mente e cuore, anche il senso del mio essere lì, in quel momento iniziava a manifestarsi con maggiore chiarezza.

Yoga non è solo sedersi sul tappetino ed allenare il corpo fino a quando diventa forte ed elastico e nemmeno mantenere l’attenzione estremamente focalizzata su un unico oggetto di attenzione.

Lo yoga è la vita e, come ci ricordano tanto la Bhagavad Gita quanto le parole di Sri Autoblindo: la meta è trasformare la tua esistenza in una Sadhana, in una pratica.

Se, infatti, la mente duale percepisce ancora gli eventi esterni e la realtà quotidiana come qualcosa da cui prendere le distanze durante l’ora dedicata alla pratica, siamo allora lontani dalla comprensione della vera natura dell’insegnamento.

Solo quando diventi yoga, quando ogni gesto, ogni movimento, ogni parola, ogni emozione sono lo specchio dell’Insegnamento, quando il cuore è puro e l’ego ha smesso di ostacolare la naturale libertà dell’anima, solo allora, sei yoga.

Ed ogni occasione si trasforma in un’opportunità per applicare le pratiche e per lavorare su se stessi.

Non si trattava, dunque, di incaponirsi nel rispettare un programma, ma di lasciarsi guidare dagli eventi e trasformare la realtà – e noi stesse – attraverso e grazie a ciò che è accaduto.

Tutto ciò che i rispettivi racconti di vita hanno fatto risuonare l’una nell’altra, le somiglianze e le differenze di due mondi che, per quanto connessi, non si erano ancora confrontati tanto a fondo e le abitudini reciproche che abbiamo, in parte, condiviso, in parte preservato, ci hanno permesso di mettere in contatto i nostri centri e le periferie e di scoprire che, magari, c’era a volte bisogno di una pausa e di ritornare a se stessi, per poi poter essere davvero a servizio una dell’altra.

Con buona pace di chi, con pazienza e coraggio, ha assistito al fluttuare delle nostre energie e dei nostri stati d’animo.

Grazie, dunque, cara Ale, per l’ospitalità, per i racconti sinceri, per le lacrime e i sorrisi.

Grazie Cristiano per la pazienza e l’ottima capacità di intrattenimento.

E grazie al contesto, tanto bello da far desiderare di tornare e, al tempo stesso, lontano quel tanto che basta per permettermi di riconoscere, al rientro, che il percorso evolutivo necessita, qualche volta, di essere condiviso con chi, al momento giusto, sa abbracciarti forte e farti sentire che c’è.

Con la sensazione di essere pienamente nel flusso e con la carica che solo il mare cristallino riesce a infondermi,

Valeria