“Se siamo consapevoli nel momento in cui comincia il processo di reazione – cioè se siamo consapevoli della sensazione – possiamo scegliere di non consentire che la reazione avvenga o si intensifichi”
(Goenka)
Una delle cose che maggiormente apprezzo della meditazione vipassana è la sua concretezza.
Niente mantra da ripetere, niente immagini da visualizzare, solo il respiro (da osservare senza che lo si debba indirizzare o controllare) e le sensazioni del corpo: due elementi laici e universali, che tutti abbiamo a disposizione. Sempre.
Meditare è quindi un modo per ancorarsi al presente e per fare reale esperienza di ciò che c’è, momento dopo momento.
Spesso è difficile, perché la mente tende a voler fuggire e trova mille modi per distrarti e farti credere che pensare continuamente al tuo problema sia il modo migliore e l’atteggiamento più corretto per risolverlo.
Ma se superi questi ostacoli e ti affidi alla tecnica con la ferma risoluzione a dirigere l’attenzione non su ciò che risulta più interessante, ma, appunto, sul respiro o sulle sensazioni fisiche, ecco che tali falsi miti immediatamente si dissolvono e lasciano il posto alla voce della consapevolezza.
Che ci suggerisce di abbandonare ogni sforzo e “semplicemente” lasciare andare.
Si tratta dunque di utilizzare ciò che accade quando si è seduti a gambe incrociate come una vera e propria palestra per coltivare la perfetta equanimità anche nella vita quotidiana.
Essere equanimi significa smettere di reagire al dolore fisico o alle sensazioni sgradevoli con avversione e non provare alcuna bramosia e alcun attaccamento verso le sensazioni piacevoli che si manifestano sotto forma di sottili vibrazioni che si propagano in tutto il corpo molto velocemente.
Ed è proprio smettere di reagire e conservare l’atteggiamento di un osservatore attento che accetta e vive ciò che arriva esattamente quando e come arriva, che ci aiuta a conservare equilibrio, gioia e apertura nella realtà quotidiana.
E’ infatti proprio questo il parametro in base a cui misurare se stiamo progredendo veramente nella tecnica: riconoscere se abbiamo cambiato il nostro abituale modo di affrontare gli eventi e se qualcosa, concretamente, sta cambiando in ciò che accade e nelle esperienze che la vita ci chiede di attraversare.
Una pratica utile, questa, che può quindi essere considerata come un vero e proprio metodo per imparare a vivere (meglio).
Con gratitudine verso chi ha trasmesso e continua a trasmettere gli insegnamenti nel modo più puro,
Valeria