“Certo che ti farò del male. Certo che me ne farai. Certo che ce ne faremo. ma questa è la condizione stessa dell’esistenza. Farsi primavera significa accettare il rischio dell’inverno. Farsi presenza significa accettare il rischio dell’assenza“.
(Il piccolo principe)
Sono trascorse quattro settimane dal nostro arrivo in Messico.
Quattro settimane intense, catapultati dall’altra parte del mondo. Siamo partiti così, senza conoscerci, guidati solo dall’intima certezza che in questo ci fosse qualcosa di giusto e che, ovunque questa avventura ci avrebbe condotti, valeva la pena provarci.
In queste quattro settimane tutto è stato come amplificato: emozioni, sentimenti, eventi.
E la sensazione è quella di aver vissuto in modo accelerato cio’ che normalmente accade ad una coppia nell’arco di mesi, se non anni.
L’amore, il sentimento che nasce, la voglia di stare insieme e il riconoscere con se stessi e con l’altro di desiderare momenti in cui restare soli. La gioia dello scoprirsi e la delusione nel realizzare che l’altro ha ancora bisogno di tempo per conoscerti davvero. La leggerezza nell’immaginare il domani e la paura che qualcosa si frapponga tra te e quelle esperienze che hai vissuto finora solo nella mente.
Tante cose sono successe e mi accorgo che queste appaiono come “prove evolutive” solo al mio sguardo, abituato a riconoscere negli eventi l’occasione per lavorare su me stessa e sciogliere gli attaccamenti di cui parlano i monaci in meditazione. E nel percepire la distanza tra il mio e il suo mondo, mi ritrovo a desiderare qualcuno che parli la mia lingua e al tempo stesso, ad apprezzare la diversità di una prospettiva complementare.
Linguaggi diversi che riflettono una diversa prospettiva sugli eventi e un diverso approccio alla vita.
Lui, che sa prendere ciò che vuole. Io, che con timore mi avvicino. Lui che si fa carico di responsabilità che non gli spettano, io che trovo nei gesti che vorrei l’occasione per scoprire di avere in me ciò che mi rende felice.
Lui, che ancora sta imparando a ricevere. Io, che, nel lasciarmi prendere per mano, scopro di essere in grado di cambiare. Lui che parla attraverso un bacio, io che trovo nel corpo il veicolo per dialogare con l’anima.
Lui che gioca col silenzio, io che imparo l’importanza della parola.
Io e lui, stretti in un abbraccio. Io e lui, anime che creano. Io e lui, ragazzi che si amano. Io e lui, persone che si feriranno. Io e lui, esploratori in cammino. Io e lui, co-creatori di una storia i cui toni dipenderanno dalla capacità che avremo di andare oltre noi stessi e di amarci incondizionatamente.
Io e lui, dentro un sogno. Io e lui, sogno nel sogno.
Io e te, anime che sognano.
Tu ed io: mondi che si incontrano, si sfiorano, si compenetrano, ma che, per comunicare davvero, devono andare oltre il linguaggio, oltre la mente, e lasciare che siano l’immediatezza dell’anima e la fiducia del cuore a condurli.
Tu ed io: ed è già una storia.
Tu ed io: ed è quasi un romanzo.
Namastè,
Valeria