“Non arrenderti. Rischieresti di farlo un’ora prima del miracolo”.
(Proverbio arabo)
In questi giorni è difficile mantenere una parvenza di normalità: scuole chiuse, città deserte, vita sociale completamente azzerata.
Lavorare aiuta, permette di tenere la mente occupata e di concentrarsi su qualcosa di costruttivo.
Ma cosa fare quando anche il lavoro viene meno? Quando ti trovi a chiederti se ciò che stai facendo ha davvero senso? Se i progetti a cui ti sei dedicata anima e corpo hanno ancora ragione di esistere in questa situazione?
E da dove ripartire se, in fondo, c’è la sensazione che, una volta che l’emergenza sanitaria sarà rientrata, dovremo affrontare una situazione non meno grave, ossia quella della ricostruzione sociale ed economica?
Senza pretendere di dare una risposta esaustiva e tanto meno tecnica, offro però uno spunto filosofico.
Forse il nostro stesso agire può diventare il fine.
Detto diversamente: si tratta di dare valore all’azione in se stessa, intesa non certo come via di fuga o tentativo di evasione dal problema, bensì come spinta che ha valore in se stessa.
Mai come ora, infatti, agire può diventare il modo attraverso cui ancorarci al presente.
Proprio in considerazione della precarietà del domani e di tutte le certezze che fino a ieri avevamo, infatti, possiamo chiederci su che cosa vogliamo davvero investire, quali sono i valori da cui ripartire e su quali fondamenta strutturare la vita dopo il Corona Virus.
Non solo: cercare la perfezione nell’azione, ci permette di esprimere in modo forse diverso da quello abituale la nostra umanità e di ri-scoprirci o immetterci sul sentiero dello yoga.
proprio adesso, quindi, l’invito è stare in ciò che siamo e che facciamo in modo totale e portare corpo, cuore, mente e d anima nel momento presente.
Perchè potrebbe davvero essere l’unico momento che abbiamo a disposizione.
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Con affetto e umanità,
Valeria