Tecnologia? Ecco cosa ne pensano i bambini

“Un giorno le macchine riusciranno a risolvere tutti i problemi, ma mai nessuna di esse potrà porne uno”.
(Albert Einstein)

 

Perché l’uomo ha inventato la tecnologia?“.

Prima di provare a rispondere alla domanda di oggi, invito i bambini a darmi la loro definizione di tecnologia. O meglio, inizio col chiedere esempi di cose che possono essere definite “tecnologiche”.

Scopro così che i membri della Comunità di ricerca sono particolarmente ferrati sull’argomento.

Accanto ai pc, tablet, smartphone, vengono infatti chiamati in causa le auto a metano, gli orologi digitali e i robot da cucina.

Il passaggio successivo, consiste nell’individuare gli elementi comuni ad oggetti tanto diversi, ovvero, provare a individuare il filo conduttore, l’elemento trasversale che permette a cose diverse di rientrare nella stessa categoria.

Siamo dunque alle prese con un esercizio di astrazione e classificazione del reale.

Emerge, in questo frangente, che le cose tecnologiche sono quelle fatte dall’uomo e che non possono funzionare da sole, ma devono essere alimentate da corrente, batteria o da altro carburante.

Non solo: i bambini ritengono che un altro elemento comune agli apparecchi tecnologici sia quello di dover essere usati con moderazione.

Provo, a questo punto, a stimolare di nuovo la loro capacità di formulare ipotesi, chiedendo di trovare una risposta alla domanda di partenza.

E ciò che colpisce è che, nella prospettiva degli alunni della classe 3^ della scuola primaria di Osio Sotto (Bg), obiettivo della tecnologia dovrebbe essere quello di migliorare la qualità della vita, ridurre le distanze, abbattere le barriere e ridurre l’inquinamento.

Ci salutiamo con un’esplosione di creatività che ci permette di immaginare un mondo in cui la tecnologia sia davvero a servizio dell’uomo e con il compito di osservare quanto la tecnologia sia presente nella nostra vita quotidiana.

Per info sul corso di formazione in Philosophy for children in partenza ad ottobre 2020: contattami.

Con gioia e gratitudine,

Valeria