Quanti modi ci sono per tenere qualcuno legato a te?
La meditazione insegna che il potere della mente è tale da influenzare l’altro. Ecco perché nelle visualizzazioni e quando affidiamo i nostri desideri all’universo, è sempre buona cosa riferirci solo a noi stessi.
E se la realtà ci porterà a condividere la nostra strada con la persona che in questo momento vorremmo avere accanto, allora la gioia sarà ancora più grande, perché avremo la certezza che chi amiamo sia accanto a noi per sua libera scelta.
C’è però qualcosa che possiamo fare in attesa che i desideri prendano forma: lavorare su noi stessi. Possiamo, per dirla altrimenti, partire da ciò che siamo e diventare la persona che vorremmo essere.
Anche i ragazzi che hanno partecipato lo scorso mercoledì al laboratorio di Philosophy For Children ne sono convinti, tanto che, dopo aver identificato diversi tipi di legami (quelli fisici, quelli emotivi e quelli dovuti alla difficoltà di lasciare andare idee e pensieri), hanno spiegato che il modo migliore per far sì che qualcuno scelga di stare accanto a te è farlo sentire a suo agio, scusandoci oggi volta in cui litighiamo e rendendo bello il tempo trascorso insieme.
E se chi occupa i nostri pensieri e il nostro cuore si trova lontano, abbiamo sempre la possibilità di evocarne la presenza attraverso un ricordo oppure di fissarne l’immagine con un disegno.
Concordo con ognuna delle strategie proposte dagli alunni e dentro di me penso che anche la mancanza, il vuoto, sono in fondo un modo per sentire la presenza dell’altro.
Il laboratorio giunge al termine: qualche indicazione per il lavoro a casa e per il materiale da recuperare per la prossima settimana ed è tempo di salutarci.
In un clima di attenzione e silenzio leggo ai ragazzi una citazione di Marco Aurelio sul cambiamento – filo conduttore dei nostri incontri – invitandoli a lasciare che la parole penetrino dentro di loro per verificare se e in che modo risuonino con la loro esperienza.
“Temere il mutamento? Ma che cosa potrebbe mai prodursi senza il mutamento? Che cosa c’è di più caro e universale alla nostra natura? Tu stesso, potresti mai scaldarti senza che il legno si trasformi? O nutrirti, senza il metabolismo degli alimenti? E quali altre operazioni potrebbero mai compiersi senza il mutamento? Non vedi, allora, come anche il tuo stesso mutare sia della stessa specie e ugualmente necessario alla natura universale?” (Marco Aurelio)
Con il piacere che provo ogni volta che sono in partenza, Vi saluto e Vi auguro un buon week end,
Valeria