Storie a lieto fine: sull’importanza dell’ottimismo

Cosa succederebbe se non avessimo mai sentito racconti positivi? Quali conseguenze avrebbe subito il nostro cervello se non avesse mai sentito una storia a lieto fine? Se non si è in grado di ricavare significati positivi da ciò che accade nel corso della vita, i percorsi neurali necessari a cogliere le buone notizie non si attivano mai.

Ecco un esempio tratto da “Benessere della mente” di Philippa Perry…

Un’assistente sociale che lavora con i bambini stava seguendo una famiglia con tre figli di sei, otto e dodici anni.

Da quando erano nati, i bambini avevano conosciuto solo la scarsa sicurezza della loro casa, gli istituti e le famiglie affidatarie.

Ma l’ultima sistemazione stava funzionando a meraviglia. Erano stati affidati a Brianna e Simon, una coppia capace di empatizzare con loro ed offrire stabilità, pronta ad ascoltare quel che i bambini dicevano, ad interpretarne gli stati d’animo e a fornir loro appoggio e affetto.

L’assistente sociale, dopo aver trascorso un pò di tempo con loro scrisse una relazione consigliando caldamente che la sistemazione venisse confermata e, visto che i bambini erano preoccupati per la sua visita, infranse la procedura ordinaria e spiegò loro qual era la sua opinione.

Disse:<<Non vi divideranno. Rimarrete con Brianna e Simon. Vi troveremo una scuola nella zona e, visto che Brianna e Simon vi vogliono adottare, avvieremo la pratica>>.

I bambini rimasero in silenzio, all’apparenza sconvolti, perciò l’assistente sociale chiese:<<Che cosa vi ho appena detto?>>. E loro risposero:<<Che ci divideranno, che non potremo restare con Brianna e Simon, qui non ci sono scuole per noi e nessuno ci adotterà>>. La donna ripetè quello che aveva detto e anche stavolta i bambini non riuscirono a recepirlo. Ci provò una terza volta e a quel punto il più piccolo scoppiò a piangere. <<Perchè piangi?>> chiese lei, e il bambino rispose:<<Perchè sono troppo felice, credo>>. Alla fine riuscirono tutti a capire, ma faticavano comunque ad assimilare la novità.

Il punto è che se nostra mente non è abituata alle buone notizie, non abbiamo i percorsi neurali adatti ad elaborarle.

Probabilmente non ci rendiamo nemmeno conto di trovarci in questa situazione, quindi, sentiamo le buone notizie, ma non riusciamo ad assimilarle come tali.

E voi, con quanta facilità assimilate le buone notizie? Se vi capita una cosa buona, vi sentite in qualche modo spaventati? Vi rassicurate in maniera perversa dicendovi che non durerà a lungo?

Se è così e volete iniziare a indirizzare la vostra mente verso modi di pensare più ottimistici, probabilmente un insistente chiacchiericcio mentale vi ordinerà di smettere. Mettetelo in conto, ma non lasciatevi dissuadere e ricordate che i pensieri sono solo idee, non fatti!

E’ necessario predisporre noi stessi all’ascolto di buone notizie e prendere l’abitudine di guardare agli aspetti più ottimistici in ogni situazione, anche la più difficile. All’inizio potrà sembrare innaturale – e in effetti dovrete fingere con voi stessi – ma la pratica vi mostrerà i benefici di questa svolta: provare per credere!

Per prenotare la tua seduta di counselling o di mindfulness individuale, contattami: percorreremo insieme la via verso nuove e più costruttive abitudini mentali.

Con affetto,

Valeria