“L’immortalità dell’anima è una cosa che ci riguarda in modo così forte, e ci tocca così in profondità, che bisogna aver perso ogni sensibilità perché ci sia indifferente sapere come stanno le cose”.
(Blaise Pascal)
Immersa nel silenzio di casa, dopo la quotidiana sessione di yoga ed un pò di meditazione, mi siedo a tavola.
Sul tavolo, due fette biscottate con un velo di marmellata, una spremuta appena fatta ed un frutto.
Il cibo è semplice, ma ha risvegliato qualcosa di profondo.
Improvvisamente, infatti, e dopo solo qualche assaggio, gli occhi si sono riempiti di lacrime e ho dovuto lasciare che tutte le emozioni racchiuse in quell’istante potessero fluire.
Ho permesso a me stessa di riconoscere quante volte mi sia negata il piacere di un momento come questo.
Non solo il piacere del cibo, ma la possibilità stessa di assaporare la connessione profonda di tutte le cose e di riconscere Dio, il Divino o comunque lo si voglia chiamare, nella realtà che ci circonda.
Ogni volta in cui diamo per scontato il cibo che possiamo acquistare e consumare, ogni volta che smettiamo di dare al corpo i nutrimenti che gli servono per le normali attività della giornata o quando, viceveresa, ci puniamo mangiando troppo ed avvertiamo disagio, fastidio, senso di colpa: ogni singola volta, ci allontaniamo da quell’Amore tanto forte e incondizionato che è parte di noi: che è noi.
Ma se riusciamo a fermarci, a respirare, a tornare a noi stessi: se riusciamo a riconoscerci come esseri spirituali e diamo modo alla consapevolezza di affiorare, allora, riempiendo noi stessi di Dio, anche il cibo diventa Dio.
Senza che esista più alcuna distinzione tra noi e l’altro, tra il cibo e il corpo, tra l’umano e il divino, tutto si manifesta nella sua più intima natura e possiamo partecipare e creare attivamente il mondo in cui viviamo.
Ciò che sei, insomma, lo ritrovi in ciò che mangi, nelle persone che incontri, nelle esperienze che vivi. E tutto questo può elevarti sino a permetterti di riconoscere che sì, “Heaven is a place on earth“.
Con l’augurio di una buona domenica,
Valeria